Open Day ASCARÉ - Materiali & Approfondimenti
In occasione del primo Open Day del Progetto ASCARÉ (Pescara, 11 marzo 2015), la relazione di Valerio R. Cavallucci ha offerto lo spunto per una interessante riflessione da condividere nell'ambito dei nostri "percorsi" sulla strada della capacità istituzionale per la gestione delle risorse finanziarie da destinare ai progetti di sviluppo locale. Uno spunto che ci piace riproporrre qui, anche per proseguire la discussione di questa traccia (che potete scaricare in allegato, sia nella forma della presentazione che in una sintesi della relazione) ed arricchirla con nuovi potenziali contributi di lavoro.
Se il tema dell'approfondimento è quello della Responsabilità Sociale nei progetti di Sviluppo Locale (e, soprattutto, come intendere e attraverso quali strumenti esprimere la "responsabilità sociale" degli attori coinvolti nei processi prima ancora che nei progetti di sviluppo locale), questo intervento accende l'attenzione su più di un paradosso:
- negli anni si è affermata una cultura dello sviluppo locale, fatta sia di visioni e valori sia di strumenti, tecniche e competenze condivisi
- è cresciuta una comunità di professionisti e si è strutturato un vero e proprio linguaggio dello sviluppo locale
- ... una comunità che, per paradosso, non sembrerebbe esprimere tutto il suo potenziale inclusivo, in particolare verso gli "attori" della PA, funzionari e dirigenti che a diverso livello hanno responsabilità di programmazione, gestione ed attuazione degli interventi di sviluppo locale
- si può osservare una discontinuità tra gli operatori territoriali dello sviluppo locale e le persone apparentemente addette soltanto agli adempimenti amministrativi
In questo senso, la traccia di lavoro indica come la "responsabilità sociale" rappresenti un aspetto pervasivo legato ai processi - prima ancora che ai progetti - di sviluppo locale: pervasivo perché espressione della intera comunità che è, insieme, promotore e beneficiario dello sviluppo di un territorio, e pervasivo perché connaturato alle finalità stesse dei progetti di sviluppo e non solo, non tanto, legato a strumenti e "tecnicalità" che trovano il loro spazio di azione in fasi e momenti circoscritti, come ad esempio nelle fasi del ciclo di valutazione (a testimoniare della "sostenibilità" dei progetti realizzati). Dunque formarsi all'uso di strumenti comuni vuol dire formarsi all'uso di un linguaggio comune e il tema della responsabilità sociale rappresenta il denominatore comune di questo linguaggio: realizzando, in questa visione, il fattore-chiave capace di tenere insieme ed annullare la discontinuità (anche nella reciproca percezione) tra "chi si occupa di contenuti" e "chi si occupa di adempimenti amministrativi".
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1 commento
Etica della responsabilità e sue declinazioni
Le suggestioni espresse dal dott. Passaro e dal dott. Cavallucci sono molto stimolanti. Credo che le questioni centrali - indipendentemente dall'iperproduzione di sintagmi spesso difficilmente attribuibili ad "oggetti reali" - siano quelle, correlate, dell'autopoiesi dei sistemi locali e degli effetti dell'etica della responsabilità su tale processo (quanto l'etica della responsabilità rappresenti "la via" per una autopoiesi dei sistemi locali che consenta ad essi di sopravvivere, crescere, svilupparsi, ovvero cambiare!). Questa prospettiva sul fronte del sistema produttivo può essere definita Responsabilità Sociale, su quello delle istituzioni è, forse, più propriamente (e con una semplificazione estrema) un aspetto della sostenibilità istituzionale (nella sua dimensione esterna). Esistono poi le "aree intermedie" (molto interessanti ai nostri fini): Gruppi di Azione Locale, CLLD, Fondazioni di Comunità, etc., vere camere di compensazione di interessi nelle quali Sostenibilità istituzionale, Responsabilità Sociale di Impresa ed Etica della responsabilità nella politica dovrebbero assumere il ruolo di driver delle "desiderate" dinamiche adattive.