La Comunicazione in protezione civile

letto 2921 voltepubblicato il 26/02/2010 - 15:20 nel forum Forum generale, in Comunità Protezione Civile

 Forum dedicato alle discussioni su una materia interessante e cruciale sia in tempo di pace (prevenzione, preparedness) che in emergenza.

Esperienze nazionali e internazionali, dimostrano quanto la gestione dei processi di comunicazione e informazione sia chiave per migliorare l'efficacia e l'efficienza delle attività di protezione civile.

3 commenti

elena rapisardi

elena rapisardi26/02/2010 - 15:29
L'informazione e la comunicazione giusta, efficace e veritiera ed il veicolo di divulgazione, rappresenta per noi cittadini una necessità insostituibile, specialmente per tutto ciò che riguarda la qualità della nostra vita quotidiana e nel rispetto di ogni singolo ruolo, diventa un modo di informare e comunicare tutto ciò che concerne la pubblica utilità. Argomenti come l'inquinamento delle acque e dell'aria o i danni delle radiazioni, la salute pubblica, la protezione civile, spesso sono oggetto del contendere tra i cittadini e la Pubblica Amministrazione, senza che siano ben conosciuti i dati scientifici, di monitoraggio e la effettiva conoscenza della materia. Di conseguenza giornali e televisioni sono "strattonati" da comitati, assessori, sindaci, consiglieri etc, e subissati da comunicati stampa che rispecchiano un punto di vista general-generico. A questo punto, secondo chi scrive, sorge senz'altro l'esigenza da parte di chi raccoglie e poi assembla le notizie di conoscere meglio i temi che si devono affrontare quotidianemente e, quindi, di possedere degli strumenti in più per capire cosa si sta muovendo intorno a loro, ma anche l'esigenza, da parte degli organismi preposti, di cercare di offrire al sistema dei media argomentazioni più supportate dal dato scientifico e più chiare, di modo che la notizia divenga "efficace" e "produttiva" per i cittadini amministrati. Il significato originario del verbo "informare" è "dare forma" a qualcosa. Il termine informazione, che chiaramente deriva dal verbo, porta con sé proprio questo significato. Il valore quindi, che ha l'"informazione" è funzione della possibilità di dare forma a scelte e decisioni, attraverso la trasmissione di notizie e messaggi. Chi opera specialmente nelle Pubbliche Amministrazioni, occupandosi di divulgazione e assistenza tecnica, particolarmente agli organi di governo, ha piena consapevolezza di quanto appena esposto, non solo perchè è portatore di un ricco bagaglio di esperienze, ma anche perchè nel corso degli anni lavorativi si è ritrovato nella necessità di dover tenere conto di un panorama progressivamente più ampio e complesso di destinatari di messaggi, proprio in ragione del ruolo "multifunzionale" che la comunicazione occupa nei vari settori dove si svolge la propria attività. L'informazione, insomma, è un dovere istituzionale, che ha lo scopo di orientare, indirizzare verso lo sviluppo, veicolare conoscenze e competenze, ma non solo. All'insegna, infatti del saper fare e far sapere, l'informazione ha anche l'obiettivo di rendere "visibile" l'azione che l'Amministrazione svolge, sia in generale che nello specifico. Se parliamo di comunicazione, invece, dobbiamo tener conto che questo termine porta in sé il significato del "mettere in comune", dello scambiare, che in sostanza si traduce - e qui sta la differenza con il concetto di informazione - nell'interazione tra chi emette la notizia o il messaggio e chi la riceve. Nel linguaggio quotidiano è frequente attribuire al termine "comunicazione" un significato coincidente con l'attività di informazione: si parla di mezzi di comunicazione di massa, di comunicazione televisiva, ecc. In realtà si tratta di due pratiche diverse, anche se certamente convergenti verso obiettivi comuni. Secondo la mia personale esperienza ed il mio convincimento, il tanto ambito passaggio concettuale e pratico dall'informazione alla comunicazione, ancora in corso di realizzazione nella maggior parte delle Pubbliche Ammnistrazioni, trova spesso(per esempio) nei Servizi allo Sviluppo una concreta attuazione, sia per la natura delle funzioni che vi vengono svolte, sia per i rapporti tendenzialmente "sburocratizzati" messi in atto con una utenza varia e complessa rappresentata da imprese, cittadini e istituzioni. L'obiettivo è creare relazioni forti e sinergiche, dove si ascolta, si capisce e poi si agisce. Ascoltare per capire e capire per parlare. Se l'informazione è un dovere istituzionale, la comunicazione diventa un vero e proprio momento strategico, da realizzare anche a beneficio di altri apparati della stessa Amministrazione, con funzioni diverse e, inevitabilmente, caratterizzati da processi burocratici e amministrativi più articolati e complessi. Dalle molteplici e numerose esperienze che si sono state attuate a tal proposito, hanno sempre confermato l'utilità di questo orientamento. I servizi allo sviluppo, nel campo dell'informazione e della comunicazione tendono ormai ad agire con progressione continua e costante, sia nel nostro territorio regionale, sia in contesti nazionali ed esteri, attraverso l'adesione a progetti nei quali si stringono rapporti di collaborazione con testate giornalistiche, tanto della carta stampata quanto della televisione, o si realizzano redazionali e prodotti editoriali di vario tipo. Strategicamente, inoltre, si è persino fatto spiccare, ribadisco, il settore della Protezione Civile anche attraverso l'integrazione a varie azioni di sostegno, svolte da Amministrazioni diverse, per produrre conoscenza su altre preziose risorse del territorio, riuscendo a fare "sistema" proprio in nome dell'informazione e della comunicazione. ANDREA BISICCHIA Esperto della Protezione Civile - Comune di Siracusa Pubblicato su Comunità Sindaci martedì, 3 aprile 2007, 16:08
elena rapisardi

elena rapisardi26/02/2010 - 15:25

Il web, la grande rete, è un fenomeno ormai entrato nella vita di tutti i giorni anche se in Italia la penetrazione di Internet è ancora al 36% - indietro rispetto ad altri stati europei –. Internet o Internét, come ancora si sente dire da speaker radiofonici e televisivi, è una realtà tangibile e conosciuta da tutti.
Ma la grande rete contiene tanti oggetti diversi e molti i modi per utilizzarla o per alimentarla. Quindi possiamo dire che ci sono due categorie di azioni: fare web e utilizzare il web.

Fare web

La difusione dell’ICT ha determinato e sta determinando un radicale cambiamento nell’industria della produzione dei contenuti e nei linguaggi della comunicazione.
La convergenza tecnologica, l’integrazione tra piattaforme - internet, telefonia mobile, televisione, digitale terrestre, satellite, IPtv - determinano uno scenario dove la domanda di nuovi contenuti è potenzialmente in crescita esponenziale.
E’ quindi fondamentale sviluppare progetti che rispondano a reali bisogni di informazione e di servizio, con standard di qualità, per realizzare la Società dell’Informazione (SI).
Realizzare, o meglio sviluppare un sito che funzioni, che sia utile e sia presente nei motori di ricerca, è ancora un’attività complessa che richiede competenze diverse.

Ecco 7 concetti di base per realizzare un buon sito web, perché un buon sito web è contenuto/sostanza e non bla-bla-bla:

Visual Design:

E’ la grafica l’aspetto visivo del sito, non è semplice decorazione, ma serve a:

1. creare un’esperienza. Non solo visiva

2. semplificare la comprensione dei contenuti

3. rappresentare in armonia con la identità dell’oragnizzazione

4. non è intrattenimento

Usabilità

E’ la pratica della semplicità, è anche una competenza per:

1. presentare contenuti ben organizzati e facili da navigare

2. trovare velocemente quello che si cerca

3. sapere esattamente e in ogni momento dove ci si trova e dove si può andare

4. avere cura degli utenti aumentandone la users' quality of life

Architettura delle Informazioni

I contenuti di un sito devono essere ben organizati, così che l’utente possa trovarli in modo facile. E’ come costruire una mappa dei percorsi. Serve a:

1. organizzare l’informazione per migliorare la comunicazione, la collaborazione e l’esperienza

2. progettare contenuti e servizi in un sistema coerente

3. aumentare il valore delle informazioni

4. rispondere ai bisogni degli user

Accessibilità:

Il web deve essere per tutti, anche per coloro che sono diversamente abili. Esistono dei criteri stabiliti a livello internazionale: W3C, WAI.

1. la forza del web è nella sua universalità

2. garantire l’accesso al web a qualsiasi persona, anche a chi è diversamente abile

3. seguire gli standard consente di aumentare l’accessibilità.

4. i siti della pubblica amministrazione devono essere accessibili.

Indicizzazione

Un sito ben indicizzato è un sito che viene trovato dai motori di ricerca.

Bisogna sempre considerare che:

1. gran parte del traffico è veicolato dai motori di ricerca.

2. un sito accessibile ha una migliore indicizzazione.

3. essere tra i primi 10 risultati dei motori di ricerca significa aumentare la presenza e visibilità sul web

4. migliorare la competitività

Content Management System [CMS]:

Una volta pubblicare sul web richiedeva competenze tecniche. Ora esistono dei sistemi di pubblicazione [Content Management Sistem], proprietari e liberi, che facilitano questo compito. Esagerando un po’ si può dire che basta fare copia-e-incolla. Questo significa dare maggiore importanza ai contenuti e non alla tecnologia. Gestire un sito con uno strumento di pubblicazione significa:

1. liberare tempo per il lavoro di redazione e gestione dei contenuti

2. ridurre gli errori di pubblicazione che possono verificare quando si aggiorna il sito in html

3. permettere di delegare e distribuire l’attività di aggiornamento

4. rendere il sito più stabile

Anywritings, anytime, anywhere:

Ubiquità del web

1. BLOG: comunicazione e conoscenza aperte, libertà di condividere e riutilizzare

2. RSS: per distribuire sul web informazioni aggiornate in modo semplice e senza bisogno di pubblicità

3. MOBILE WEB: progettare contenuti e servizi accessibili da piattaforme mobili come i cellulari

4. WEB SEMANTICO: l’informazione è scomposta in micro-unità di significato. Macchine e persone cooperano senza vincoli

Utilizzare il web: la rivoluzione del web 2.0

Molti di noi hanno sentito parlare del Web 2.0. e si sono anche chiesti quale fosse il web 1.0. In poche parole il web 2.0 mette al centro gli utenti e non la tecnologia, che è sempre solo un supporto abilitante. Vista da un altro punto di vista è una rete di comunità per:
- condividere
- comunicare
- collaborare
- sapere
- socializzare
- dare supporto/ ricevere aiuto
- confrontarsi con esperienze diverse
- connettersi

Il web diventa una piattaforma, dove sono gli utenti scambiare conoscenze ed esperienze. Secondo Tim O’Really, che ha coniato questo concetto, significa mettere a disposizione un servizio che esiste unicamente perché sono gli utenti a partecipare. Questo è il punto fondamentale che divide i vecchi siti dai nuovi servizi web come YouTube, Flickr e OhMyNews dove gli utenti sono anche gli autori.

L’espressione "read/write web" illustra chiaramente l’idea. Pensiamo anche a eBay, Craiglist, Wikipedia, del.icio.us, Skype e Dodgeball. E anche alla possibilità di realizzare un social network che permette a studiosi, scienziati di discutere e lavorare a distanza.
In realtà ogni community rientra nella grande famiglia del web 2.0.

Ma questa apertura a tutti ha anche dei risvolti che pongono nuove domande sul governo di internet, sull’attendibilità dei contenuti, e sul controllo di usi discutibili di questi mezzi.
In fondo, il web è semplicemente un mezzo di comunicazione e come tale può essere usato bene o male. E’ un mezzo potente e in evoluzione che metterà in discussione molti aspetti della nostra vita quotidiana e relazionale.
Allora cosa è questa rivoluzione del web? Vediamola in un video realizzato Michael Wesh della Kansas City University dal titolo"The Machine is using us” [guarda il video

Il dibattito su questi temi è aperto e vivacissimo, le fonti di informazione innumerevoli, soprattutto in lingua inglese.
Per chi volesse approfondire questi argomenti, oltre ai link presenti nel testo suggeriamo di utilizzare la sezione link della Comunità cliccando sulla parola “web2.0”.

Stay Tuned! e buona navigazione

elena rapisardi

elena rapisardi26/02/2010 - 15:21
Riportiamo la traduzione dell’introduzione del Manuale sulla Comunicazioen del rischio a cura di Interprovinciaal Overleg Olandese [http://www.ipo.nl] Le istituzioni stanno sempre più rendendosi conto dell’importanza della comunicazione del rischio, e questo non solo per l’esistenza di obblighi normativi, ma anche perché studi hanno evidenziato che quando i cittadini hanno consapevolezza, e sono informati dei rischi del loro territorio, si sentono più sicuri e reagiscono in modo migliore in caso accadano eventi disastrosi. Il manuale “Risk Communications” è stato realizzato per aiutare consulenti e funzionari pubblici nella comunicazione del rischio. Inoltre gli amministratori pubblici lo potranno utilizzare per familiarizzare con l’argomento. Questa pubblicazione è stata realizzata sulla base di uno studio attento della letteratura scientifica, una raccolta di esperienze pratiche e esempi pilota realizzati in due comuni. […] Nella comunicazione del rischio possono essere adottati una varietà di approcci diversi. La scelta dipenderà dal contesto in cui ci si trova, ma non bisognerà mai ritardare la comunicazione per aspettare che ci siano le risposte a tutte le domande. I sondaggi sui comuni campione hanno fatto emergere che è sicuramente possibile iniziare con comunicazioni scritte riguardanti i rischi che insistono su quel determinato territorio. In più i cittadini apprezzeranno l’essere informati e questo non farà altro che aumentare e migliorare la loro capacità di affrontare situazioni di emergenza. […] Il Manuale che presentiamo non propone un approccio alla comunicazione dell’emergenza come un’attività da fare una tantum, ma suggerisce che questa sia un processo ciclico. La comunicazione del rischio, oltre a dover essere reiterata ad intervalli regolari, deve essere integrata sia nelle politiche di gestione del rischio sia in quelle relative alla comunicazione. Questo significa che per una buona comunicazione del rischio è necessario il supporto delle amministrazioni pubbliche e degli operatori. Oltre ai comuni, nella realizzazione di attività di comunicazione, potranno avere un ruolo importante le imprese e i servizi professionali di emergenza. […] Manuale in allegato Ulteriori approfondimenti: http://www.risicoencrisis.nl