A Proposito di integrità pubbica
Saluto con immensa gioia il continuo fiorire di azioni positive orientate alla condivisione di una amministrazione pubblica trasparente, valoriale, fruibile, accessibile, agile e concreta. Ho spesso pensato alle politiche di riforma che stanno investendo la PA e mi sono anche chiesta se siano esse veramente funzionali. La domanda: "A che cosa servono le politiche di dati aperti?" potrebbe far credere che vi sia un qualche, seppur minimo, dubbio che possano in realtà celare inganni o non essere poi così funzionali
In realtà gli “esperimenti” di open data, presso le Amministrazioni di vertice, suscitano molte speranze anche di valore, in particolare di valore etico.
Personalmente continuo ad essere convinta che le news letter possano essere veicolo efficace ed efficiente di conoscenza e mi offro per qualche esperimento di senso e di statistica.
A 15 anni dall‘applicazione della Legge 150/99 abbiamo visto come in realtà la comprensione della comunicazione pubblica, e sua concreta applicazione, proceda a rilento. Gli uffici stampa degli Enti pubblici locali, ad esempio, hanno difficoltà di identificazione là dove subiscono anche la determinazione concorrenziale dell'aspetto privatistico della materia che si personalizza nel portavoce politico, perdendo di vista, in tal modo, la delineazione di funzioni, professionalità e compiti propri; oppure gli Urp che si ritrovano a svolgere funzioni strette tra la morsa della comunicazione frontale, sempre più esigente ed i vuoti o manchevolezze della comunicazione interna, a volte indisponibile; oppure il Bur, il Bollettino Ufficiale Regionale che finisce per essere un mero trasmettitore di documenti ufficiali collettati.
Gli Open Data, a questo punto, potrebbero essere il sistema che spinge in avanti il significato relazionale della comunicazione pubblica oggi esistente. Infatti essi stanno alterando radicalmente l'accesso ai dati prodotti al pubblico stimolando nuovi tipi di analisi. Stanno creando, inoltre, nuove forme di trasparenza e responsabilità , promuovendo forme di partecipazione sociale e di governance interattiva, tendendo come fine all'innovazione e alla generazione di ricchezza, soprattutto culturale. Allo stesso tempo, un’attenzione molto più critica deve essere rivolta ai nuovi modi di progettazione di dati aperti che si stanno sviluppando come sistemi socio- tecnici complessi con i diversi soggetti locali interessati. Ad oggi, gli sforzi degli analisti si sono concentrati sul lavoro politico e tecnico per l’implementazione di progetti di open data, ma non si sono rivolti abbastanza a studiare le mosse discorsive e materiali e le loro conseguenze. Come risultato, mancano all’appello dettagliati casi di studio di progetti di successo sugli open data in azione: sviluppo, finalità, risultati delle ricadute sociali ed economiche, gli assemblaggi circostanti e il modo contingente e relazionale in cui si svolgono. Tale discorso vale anche il Cloud computing, le cui difficoltà difronte alla difesa del diritto alla privacy, sembrano avere incontrato un muro invalicabile. Ma è solo attraverso questo tipo di studi che si può avere un quadro più completo generale della condivisione e dei dati aperti relazionali, ed una loro compiuta codificazione e sistemazione.
Uno studio che si potrebbe svolgere anche osservando ed analizzando dettagliatamente il lavoro della Regione Campania. Un’analisi troppo complessa e lunga da poter sviluppare in questa sede, un'analisi che si vuole solo suggerire, magari fondando, tra l’altro anche i dati sulla comunicazione politica della Regione, suoi linguaggi propri e comparazione con i dati nazionali.