Una definizione di innovazione

letto 33403 voltepubblicato il 18/01/2009 - 01:24 nel blog di Marcello Testi, in Barcamp "InnovatoriPA"

Ho ritenuto interessante ritrovare una definizione formalizzata di "innovazione" all'interno di un bando della Regione Piemonte, che riguarda appunto progetti di innovazione finanziabili per le imprese.

«Per “Innovazione” […] si intende l’introduzione di un prodotto, di un processo, di un servizio o di una soluzione che siano nuovi o significativamente migliorati rispetto alle attuali caratteristiche o usi dell’impresa, inclusi miglioramenti significativi nelle caratteristiche tecniche, nei componenti e materiali (software compreso), nella praticità per l'utente o in altre caratteristiche funzionali. Tale innovazione può utilizzare nuove conoscenze o tecnologie o può essere basata su nuovi usi o su combinazioni di conoscenze e tecnologie già esistenti.

In particolare:

  • possono considerarsi miglioramenti significativi di prodotti esistenti i cambiamenti dei materiali, dei componenti o di altre caratteristiche che ne migliorano le prestazioni;
  • l’innovazione nel campo dei servizi comprende miglioramenti significativi nelle modalità di fornitura degli stessi; ad esempio in termini di efficienza e velocità, l’aggiunta di nuove funzioni o caratteristiche di servizi esistenti e, naturalmente, l’introduzione di nuovi servizi;
  • l’innovazione di processo consiste nell'applicazione di un metodo di produzione o di distribuzione nuovo o sensibilmente migliorato (inclusi cambiamenti significativi nelle tecniche, nelle attrezzature e/o nel software)

Non costituiscono innovazione cambiamenti o miglioramenti minori, l'aumento delle capacità di produzione o di servizio attraverso l'aggiunta di sistemi di fabbricazione o di sistemi logistici che siano molto simili a quelli già in uso, la cessazione dell'utilizzazione di un processo, la mera sostituzione o estensione dell'impianto, i cambiamenti derivanti puramente da cambiamenti di prezzo dei fattori, la produzione personalizzata, le normali modifiche stagionali o altri cambiamenti ciclici, la commercializzazione di prodotti nuovi o sensibilmente migliorati.
In ogni caso i miglioramenti di routine o gli aggiornamenti regolari a base stagionale non possono essere considerati innovazione ai sensi della presente sezione del bando.»

Il bando si trova a questo indirizzo:

e la definizione si trova tra pag. 3 e pag.4

17 commenti

profilo vuoto

profilo vuoto04/03/2009 - 13:51
Il termine innovazione porta con sè una "freccia direzionale" verso ciò che è migliore, più buono. Ha, insomma, una connotazione positiva. Tant'è che alcune delle "presunte innovazioni" che ci vengono propinate, sol perchè sono definite tali, acquisirebbero una patina che le fa scintillare ma sotto le quali non c'è granché nè di utile nè di efficace. Peraltro è spesso difficile valutare aspetti significativi (già tutti elencati da chi ha postato i commenti precedenti) quali ad esempio l'utilità o il valore per gli utenti finali. La definizione riportata da Testi contempla le due anime dell'innovazione: da un lato una innovazione è tale tautologicamente ("l’introduzione di un prodotto, di un processo, di un servizio o di una soluzione che siano nuovi") e dall'altro lo è se porta miglioramento nell'uso ("significativamente migliorati rispetto alle attuali caratteristiche o usi dell’impresa ... nella praticità per l'utente"). Il mio parere è che innovazione e miglioramento siano concetti diversi e che il secondo sia molto più importante del primo. Se poi il miglioramento (che è mutevole in relazione all'utente, al processo, al contesto, etc.) derivi da una innovazione di prodotto/processo et similia, ben venga.
Fabio Catalano

Fabio Catalano10/03/2009 - 18:39
Anche io sono iscritto da poco, ma sto trovando tantissimi spunti di riflessione e provo ad offrire il mio piccolo contributo. Condivido pienamente gli interventi di Elio ed Emanuele (…con il quale condivido anche la citazione dantesca nel profilo!), che mi hanno aiutato ad approfondire notevolmente il concetto di innovazione. Il rischio nel nostro settore è che si perpetui la sconsolata e cinica predizione del Gattopardo: "Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi!" L’obiettivo primario dovrebbe perciò essere il “cambiamento in meglio” (ovvero il miglioramento e non solo il cambiamento). Tuttavia mi sembra estremamente complesso definire che cos'è il miglioramento e misurarlo. Tralasciamo per ora la definizione. Tra le innovazioni della PA si sta osservando l’introduzione delle tecniche di “customer satisfaction” mutuate dalle imprese private. Queste tecniche si propongono l’obiettivo di misurare la qualità percepita dagli utenti finali (banalizzando si tratta dei questionari in cui si esprime la soddisfazione per un prodotto o un servizio). Tuttavia la loro stessa implementazione nella P.A. rischia di essere un’innovazione puramente formale. Le domande che mi pongo e che condivido con voi sono le seguenti: 1) Chi sono gli utenti finali di una PA? 2) Come adattare queste tecniche ad un contesto in cui non viggono i principi della libera concorrenza? 3) Come evitare che siano deformate al fine di mantenere lo status quo? Un’ultima osservazione: una trattazione scientificamente corretta chiederebbe di definire chiaramente una grandezza prima di misurarla. Ma per ora ho volutamente trascurato la definizione del “miglioramento”, poiché esso facilmente si riconduce al concetto di qualità (credo che il miglioramento altro non è se non un cambiamento che produce un aumento della qualità), ma la definizione della “qualità” apre una riflessione estremamente complessa: ...qualcuno di voi ha letto “Lo zen e l’arte della manutenzione della motocicletta”? Fabio Catalano
Laura Manconi

Laura Manconi11/03/2009 - 11:28
Ciao Fabio, e grazie per il tuo intervento, così ricco di spunti....come prosegue la tua riflessione sulla "qualità"? Laura PS. io l'ho letto "Lo zen e l'arte della manutenzione della motocicletta"...
Fabio Catalano

Fabio Catalano13/03/2009 - 12:24
La riflessione procede a gonfie vele! Ho scoperto che riguarda argomenti molto attuali: mi sono accorto che la Legge n°15 del 4 marzo 2009 che concerne la delega al governo sul milgioramento dell'efficienza nella PA tratta anche di valutazione dei risultati e di soddisfazione dei cittadini! Questa legge (ne consiglio la lettura) introdurrà anche altre grandi riforme nella PA: pragmaticamente penso che non sia utile discutere se esse siano condivisibili o meno (la decisione è già presa), ma credo che da innovatori dovremmo preoccuparci che vengano attuate efficacemnente, al fine di introdurre una vera innovazione nella PA e non lasciando che si traducano in meri adempimenti formali e "tutto resti come prima"! Può essere un'occasione da non perdere! Ma come possiamo far sentire la nostra voce a coloro che si stanno occupando dall'alto di questi argomenti? In realtà mi sarebbe piaciuto condividere con voi le ultriori riflessioni sul concetto di "Qualità" e sull'approfondimento delle domande che avevo posto (....e non sperate di averle scampate!), ma ritengo più urgente capire come fare in modo che le nostre riflessioni non restino confinate alla nostra comunità e giungano ai nodi decisionali! Fabio Catalano
Emanuele Tonelli

Emanuele Tonelli01/03/2009 - 21:02
Mi affaccio per la prima volta su InnovatoriPa e provo (con un po' di soggezione) a dire la mia sul tema centrale legato anche all'esistenza di questa comunità. Chiarire cosa è l'innovazione significa anche dire chi sono gli innovatori. E' giusto allora evidenziare l'elemento di 'novità', ma questa novità deve dare una 'utilità concreta' un valore aggiunto, un beneficio. Questo in particolare nella PA dove vengono fatte molte cose 'nuove', ma i veri innovatori sono stati veramente pochi quelli che introducendo una novità hanno portato un vero cambiamento cioè un vero beneficio all'interesse pubblico.
Laura Manconi

Laura Manconi04/03/2009 - 17:55
Ciao Emanuele, e benvenuto su innovatoripa. Non so se può aiutarti a provare un pò meno soggezione sapere che anche noi, nei mesi dedicati a progettare questo social network, abbiamo discusso molto su quale potesse essere il dominio tematico della comunità e cosa si potesse intendere per innovazione nella pubblica amministrazione. Inutile dire che ciascuno ha sostenuto e continua a farlo, un proprio punto di vista e che su questo tema il confronto prosegue, aperto a tutti coloro che vogliono esprimere la propria opinione, in questo spazio. Le osservazioni che fai nel tuo post, sugli attribuiti necessari dell'innovazione (utilità e beneficio), sono giuste e ci aiutano a definire sempre meglio cosa è innovazione. Almeno per noi. Grazie quindi per il tuo contributo!
Laura Strano

Laura Strano30/01/2009 - 23:13
Nella pubblica amministrazione il focus centrale dell'innovazione è centrato sulle attività operative definite come -inventare,cioè trovare modi di fare cose nuove o cose esistenti in modi nuovi -applicare, cioè usare metodi sperimentati in altri contesti adattandoli al proprio -disseminare le novità perchè diventino patrimonio comune , perchè il processo innovativo è articolato e non si completa in maniera automatica, le soluzioni innovative necessitano di collegamenti, di reti di relazioni fra i vari attori il concetto comprende anche un aspetto di capacità o di cultura organizzativa, intesa come ricettività al cambiamento un altro elemento delle varie definizioni enfatizza la finalità specifica dell'innovazione che nel caso delle p.a. dovrebbe essere quella di assicurare un "miglioramento durevole nei risultati e negli effetti delle politiche pubbliche, capace di rendere affidabili le amministrazioni nei confronti dei cittadini e delle imprese" , un URP a mio avviso potrebbe definirsi innovativo se utilizzasse nuove modalità di comunicazione (chat, blog, ecc) per intrattenere una serie di relazioni e collegamenti con strutture, servizi, strutture di ricerca ecc funzionali alla crescita del contesto territoriale di riferimento, con l'obiettivo quindi di mettere in contatto chi crea soluzioni con chi le cerca
Marcello Testi

Marcello Testi03/02/2009 - 00:28
Voglio sottolineare un passaggio per me fondamentale della risposta di Laura Strano. Indipendentemente dalla tecnologia utilizzata, le relazioni sono uno dei tasselli mancanti nel quadro proposto dalla definizione che ha dato il via alla discussione. Ritengo che un servizio innovativo possa essere valutato come tale anche (aggiungo "soprattutto") per la quantità e la qualità di relazioni che è in grado di creare, stimolare, facilitare.
Laura Manconi

Laura Manconi02/02/2009 - 22:06
Inventare, applicare, disseminare...mi sembrano tutti verbi che denotano un'azione positiva, un'agire per il cambiamento che forse dovrebbe trovare più spazio nel dibattito corrente sulla Pubblica amministrazione. Personalmente, provando ad andare oltre il punto di partenza di questa discussione (definiamo cosa è innovazione...), mi verrebbe da chiedere cosa, quale tipo di innovazione sia in grado di assicurare un "miglioramento durevole nei risultati e negli effetti delle politiche pubbliche, capace di rendere affidabili le amministrazioni nei confronti dei cittadini e delle imprese", così come riportato nel tuo intervento. Io credo che una qualche risposta possa arrivare solo se il dibattito intorno al concetto di innovazione si orientasse maggiormente sul tema del cambiamento della cultura organizzativa, così come la conosciamo e molto meno, sui vincoli e le opportunità derivanti all'uso delle tecnologie informatiche e del web. La mia impressione è che ci sia un'attenzione eccessiva verso gli strumenti, che si alimentino da troppe parti attese e speranze in una tecnologia "salvifica", in grado di facilitare, per il solo fatto di essere adottata, al creazione di reti di relazioni, trasferimenti e scambi tra amministrazioni e cittadini. Insomma, ho molti dubbi che l'innovazione si misuri dal numero e dalla qualità delle tecnologie scelte...che posto occupano le persone in questo contesto?
michela leonetti

michela leonetti01/02/2009 - 11:47
concordo pienamente anche perchè in effetti oltre che la spinta interna al comunicare i progetti e le cose fatte c'è sempre più pressante la richiesta dei cittadini di conoscere e soprattutto capire le scelte che li coinvolgono. Sarebbe certamente utile la possibilità di videoregistrare i consigli comunali e metterli sui siti comunali dando la possibilità ad ognuno di poterli rivedere. Il massimo sarebbe dare la possibilità di intervenire in diretta ... mah credo stiamo sognando....direi che sarebbe già una gran cosa se si potesse veramente "condividere" le scelte in modo che ogni cittadino sia partecipe e capisca fino in fondo le motivazioni che spingono verso una direzione piuttosto che in un'altra.... sarebbe già un'innovazione no???
Marcello Testi

Marcello Testi03/02/2009 - 00:22
La mia città, Torino, credo trasmetta già i consigli comunali via web. Mi sembra che anche la Regione Piemonte faccia lo stesso con il Consiglio Regionale. Non mi pare che però questi servizi siano in cima alla considerazione dei cittadini e ai loro criteri per definire il livello di innovazione della PA. D'altra parte, siamo sicuri che avere un canale di accesso diretto agli organi rappresentativi sia veramente uno strumento di condivisione e innovazione partecipativa? Quanto back-channel c'è (e non si vede) in una seduta di Consiglio? (sto generalizzando, adesso, non parlo ovviamente di Torino o Piemonte) Quanto della seduta costituisce una "rappresentazione", a volte staccata non solo dalla "realtà", ma perfino dalle azioni concrete (trattative, obiettivi non dichiarati...) di chi vi partecipa? E ancora: Camera e Senato sono negli ultimi anni raggiungibili e controllabili via internet e televisione (anche con dirette più o meno regolari su canali nazionali in chiaro); questo ha forse incrementato la fiducia in queste istituzioni? Ha aumentato il livello di partecipazione democratica? Credo che i tentativi di miglioramento della democrazia partecipativa dovrebbero volgere l'attenzione al tempo che precede e prepara la discussione in aula.
Tommaso Del Lungo

Tommaso Del Lungo03/02/2009 - 09:48
Concordo con te la pubblicazione degli atti del consiglio e della giunta (e forse anche la legislazione del parlamento) non è certo uno tra i servizi considerati più utili dai cittadini, ma il problema, forse, dipende dal come si pubblicano queste informazioni. Non sono capace di dare una definzione di innovazione nella pa, ma posso dire con certezza cosa non è innovazione: non è innovazione utilizzare uno strumento nuovo per offrire un servizio vecchio. Mi spiego. Se gli atti della giunta o del consiglio sono pubblicati in pdf o in word, non sono etichettati con i tag e non sono inseriti in un flusso RSS - come qualunque altra informazione che oggi viene pubblicata in rete - in sostanza non sono messi realmente a disposizione dell'intelligenza collettiva, e non possono essere "fatti fruttare". In sostanza, quindi, quell'applicazione lì non è innovativa rispetto al contesto di riferimento che è la società in cui viviamo oggi. Inserire un'istituzione nel flusso della democrazia elettronica vuol dire renderla realmente trasparente, e per farlo occorre utilizzare i nuovi strumenti. In tutto il mondo sono decine i casi in cui i singoli cittadini hanno dato vita a siti e portali di pubblica utilità inventando nuove modalità di servizio e potendo attingere ai dati strutturati rilasciati dalle singole amministrazioni. E' un cambiamento silenzioso, ma secondo me davvero innovativo.
Laura Manconi

Laura Manconi06/02/2009 - 12:53
Ciao Tommaso, vorrei evidenziare tre punti, secondo me importanti, nel tuo post: 1) non è innovazione usare strumenti nuovi per offrire servizi vecchi (su questo, o meglio sul rapporto tra tecnologia e metodologie, segnalo un piccolo video su http://www.youtube.com/watch?v=IJY-NIhdw_4&feature=related ) 2) è importante scegliere strumenti e tecnologie adatte al contesto. Un esempio: se in Italia ci sono più cellulari che pc e la connessione internet veloce è ancora privilegio di pochi, viene da pensare che la scelta migliore per la PA sia di investire di più nei servizi mobile ai cittadini...o no? 3) il ruolo che i cittadini, grazie alla diffusione degli strumenti del web 2.0, possono svolgere per spingere l'innovazione nella PA è fondamentale: su questo argomento (e-government dal basso), segnalo l'articolo di David Weinberger pubblicato su Nova del Sole24ore di ieri (http://nova.ilsole24ore.com/nova24ora/2009/02/amministrazione-di-sistema...). Laura
Marcello Testi

Marcello Testi04/02/2009 - 00:37
A proposito di quanto dici alla fine del messaggio, segnalo un interessante articolo in inglese che parla delle varie iniziative (governative e "grass-roots") per tenere sotto controllo la spesa del recente pacchetto anti-crisi varato dall'amministrazione USA: [Stimulus stimulates crowdsourced oversight, activism - Ars Technica, 2/2/2009] http://arstechnica.com/tech-policy/news/2009/02/stimulus-stimulates-crow...
Laura Manconi

Laura Manconi22/01/2009 - 13:02
Trovo che sia sempre utile provare a delimitare concetti ampi e, per loro stessa natura, inclusivi, come "innovazione", perciò Marcello, grazie per la segnalazione! Credo però che sia un'operazione relativamente semplice per le imprese, meno per la Pubblica Amministrazione. Faccio un esempio: se si parla di innovazione dei servizi, gli URP possono essere considerati "innovativi" secondo l'accezione sopra riportata? Insomma, di cosa parliamo quando parliamo di innovazione nella PA?
Marcello Testi

Marcello Testi03/02/2009 - 00:03
E' vero che la definizione citata risente prevalentemente della provenienza da imprese di produzione, ma è anche vero che contiene indicazioni importanti anche per l'innovazione nel campo dei servizi. Rispetto alla definizione, un URP può essere considerato innovativo se: - è "nuovo" (cioè se non esisteva prima): è una banalità, ma perché non valorizzare (considerando anche il contesto) anche questo aspetto, se ne vale la pena? - migliora significativamente la praticità per l'utente - migliora significativamente la modalità di fornitura del servizio - aggiunge nuove funzioni a servizi esistenti - introduce nuovi servizi - introduce un metodo di distribuzione nuovo (qui, forzando un po' il linguaggio, ci può stare l'innovazione organizzativa, la catena informativa da back a front-office) A guardarlo bene, secondo me, questo modello di valutazione dell'innovazione (sicuramente migliorabile), ha il pregio di demistificare l'URP come ideale e credo possa aiutare a fare i conti con il fatto che ci sono URP innovativi e dinamici e altri che lo sono di meno.
Marialessandra Signorastri

Marialessandra Signorastri22/04/2009 - 16:12
Pur considerando estremamente interessanti le diverse innovazioni che leggo nei diversi commenti, ritengo utile aggiungere anche l'innovazione culturale. Personalmente lavoro in un settore, quello della pianificazione territoriale, che non presenta elementi di innovazione direttamente misurabili, ma che sta vivendo un processo di radicale revisione. Mi rendo conto che si tratta di un settore un po' specialistico, di un "mercato di nicchia", ma esiste anche questo. Basti pensare che la legge urbanistica nazionale vigente è del 1942 (avete letto bene, è precedente alla nascita della repubblica!!!), per chi si occupa di pianificazione è fondamentale tentare di innovare metodi e contenuti della pianificazione, senza uscire dal quadro legislativo che non può essere in nessun caso eluso. Ecco allora che nel mio campo la rete è fondamentale, la conoscenza di quel che accade nelle altre regioni, di quali sono i casi più innovativi, di quali sono i maggiori successi. Non a caso i maggiori documenti prodotti dagli urbanisti (ed in primo luogo dall'Istituto nazionale di urbanistica) sono spesso raccolte di buone pratiche. Non si tratta di innovazioni sintetizzabili in poche e stringate parole, spesso sono anche elementi che l'utente, il cittadino, non coglie, ma esistono e sono in grado di produrre effetti molto interessanti. Per questo non trovo nessuntermine che calzi meglio di innovazione culturale, che significa aggiornamento scambio, messa in discussione di pratiche consolidate e che significa anche, spesso, l'incomprensione dei colleghi più tradizionalisti che non capiscono quel che fai e ritengon che tu stia perdendo del tempo. piccola pubblicità: sono stata candidata ad innovatori pa nella categoria caccia agli sprechi. se voleste votarmi sarebbe cosa gradita Marialessandra