Ho partecipato al FORUMPA 2010

Ho partecipato a 4 eventi nel corso del ForumPA 2010.

Ho ascoltato i discorsi nella cerimonia di apertura ed ho acoltato una grande “apertura politica” all’innovazione quale strumento di progresso economico e sociale e quindi quale scopo da perseguire per rimontare la crisi creando, o ricreando e supportando, tutti i modelli e gli strumenti che favoriscano questa panacea di tutti i mali che si chiama innovazione. Devo onestamente dire che condivido questo approccio ed il fatto che sia la politica ad indicare il traguardo e, in qualche modo, a tracciare la rotta.

Ho ascoltato la lectio magistralis di David Osimo, “Innovation without permission”, e mi piace dire che sono d’accordo con lui nello spronare a pensare e costruire “nuove idee, fatti e strumenti” che siano pungolo e facilitatore di idee nuove anche oltre, sopra e talvolta contro leggi, regolamenti, vincoli, codicilli, etc. che possono essere aggiornati anche sulla spinta dei cambiamenti proposti. Mi sono permesso di suggerire una piccola aggiunta, condivisa dal relatore, allo slogan di apertura: “Innovation without permission ….but with education” perché qualsiasi innovazione deve essere conosciuta perché possa crescere e nel campo nella conoscenza ed uso di tutti i prodotti e.xxxyyy il “cultural divide” è il vero “digital divide”.

Ho partecipato alla non-conferenza Amministrare 2.0. e sono ricaduto nella “dura realtà della vita”. Gli Attori Reali della PA, seduti attorno ad un tavolo, mi hanno aiutato a capire che l’ambiente reale della PA, nel suo complesso, è tutt’altro che aperto al cambiamento. Chi in quell’ambiente tenta di proporre qualcosa di nuovo, è visto, nel migliore dei casi, come un disturbatore del quieto trantran e, nella generalità dei casi, come un disgregatore della società delle consuetudini, un negatore delle leggi, un sobillatore e, all’estremo, un pericoloso possibile rivoluzionario. Questa è la mia impressione e sarei lieto di sbagliarmi, ma l’ombra sinistra del Burosaurus Rex aleggiava sul tavolo!

 

Ho partecipato al Barcamp Innovatori 2010. L’inizio è stato a dir poco travolgente: 20 oratori veloci per esattamente, fatto sconvolgente, 5 minuti ciascuno hanno illustrato “compiutamente” proposte concrete ed esatti spunti di discussione. Quanto di questo 100 minuti è restato nella mente degli altri oltre cento partecipanti, lo verificheremo in futuro. Alle presentazioni sono seguite due serie di brain storming “suddivise” attorno a vari tavoli.

Nella prima serie ho partecipato al tavolo “perché Obama non ha la PEC”, tema provocatorio stimolato dall’avv. Belisario. Al tavolo erano presenti avvocati, persone della PA ed un provocatore, IO. Ho scoperto vari fatti che mi sembrano importanti. Il primo è che la PEC e la Firma Digitale devono viaggiare sempre insieme perché legalmente sia identificato chi invia e chi deve ricevere, se la PEC di ricevimento è correttamente identificata. Il secondo è che la PEC (con firma digitale) è uno strumento “pubblico” valido ed ammissibile solo nelle relazioni tra PA diverse e PA con i Cittadini, in pratica non serve per mandare informazioni alla propria Banca. Il terzo è che non sostituisce la famosa e costosa RACCOMANDATA A.R. perché nella maggior parte dei casi la Raccomandata non è necessaria ed è fatta solo per consuetudine.

Fatto sconvolgente: a Obama non serve la PEC perché alla sua amministrazione è sufficiente inviare una lettera.

A questo punto, come diceva un anziano giornalista, mi sorge spontanea una domanda: come è che malgrado le Raccomandate, secondo livello di certezza, ci sono migliaia di cause basate sulla non sicurezza della comunicazione, l’incertezza della “data certa”, l’incompletezza della comunicazione e mill’altri cavilli. Ma che siano i nostri avvocati molto bravi e gli italiani, Amministrazione e Cittadini, molto attaccabrighe?

Nella seconda serie di tavoli di discussione, il mio tavolo, “la spina nel fianco” dedicato alle azioni future per aiutare l’innovazione e tenere sotto controllo le non-azioni rivolte alla non-applicazione delle leggi, è andato deserto. Il mio commento, sicuramente acido e risentito, è contenuto in due righe che ho consegnato come contributo del non-tavolo: “Anche oggi il Burosauro Rex ha vinto e l’unica azione che continuerà a vivere sarà la non applicazione di qualsiasi spinta innovativa possa turbare la consuetudine millenaria”.

Io continuerò a tentare di essere la Spina nel Fianco, chissà che prima o poi non trovi il punto debole del BURUSAURUS REX!