L'Esordio

letto 2066 voltepubblicato il 16/04/2012 - 19:19 nel blog di Luigi Sculco

E’ da poco che “Innovatori PA” mi ha assegnato un blog e desidero, da buon innovatore, iniziare in maniera dirompente, infrangendo muri atavici.

Ben comprendo che l’avvio possa essere ritenuto pesante o non in linea con quel che si addice ad una rete che ha a cuore l’evoluzione della Pubblica Amministrazione in un contesto moderno e supportato dal Web, ma ritengo che sia definitivamente terminata l’epoca dello “stare calmi” e stia cominciando qualcosa di completamente nuovo ed inesplorato, dal quale dipenderà il futuro della nostra e, soprattutto, delle prossime generazioni.

Leggevo oggi che il Ministro Passera afferma che “non c’è alcuna ideona per avviare un percorso di crescita immediata”, cosa che suona come una sorta di requiem per coloro che credono che possano esistere “scorciatoie” e, un paio di giorni fa il Fondo Monetario Internazionale affermava che nel 2050 l’aspettativa di vita si allungherà di 3 anni e, conseguentemente, saranno messi in seria crisi i sistemi di Welfare.

Personalmente non mi trovo totalmente d’accordo né sulla prima né sulla seconda affermazione, per il puro e semplice motivo che la crisi congiunturale che si sta vivendo HA SOLUZIONE, ma ciò comporta il dover ammettere che l’attuale modello di sviluppo, basato sulla continua crescita del PIL/PNL, è giunto al capolinea ed occorre superarlo.

Ben comprendo(e qui concordo con quanto affermato dal Ministro e dal FMI) che non è un fatto italiano europeo o statunitense, ma di economia globale. Il paradigma del produrrre/consumare per estrarre profitto ed aumentare, conseguentemente, il valore locale della moneta non è sostenibile “ad libitum” perché prevede la disponibilità d’una risorsa d’energia inesauribile (quindi, a costo nullo e ad impatto ambientale zero) che, fisicamente parlando NON ESISTE.

Non è il voler sbandierare le tesi degli ambientalisti, forse anch’essi sospinti da interessi di gestione del consenso/potere, ma la constatazione del fatto che puntare oltremodo sui combustibili fossili/nucleari, sperando che essi, senza impatto globale possano garantire un futuro di crescita, prossimo o lontano che sia, basato sul paradigma di cui sopra è pura utopia, giacché la Fisica ci condanna.

Il paradigma del produci/consuma implica un sistema imprenditoriale che trasforma materie prime in prodotti, con un certo impegno di energia e di manodopera (riconducibile anch’essa, attraverso le dinamiche dei salari ad un impegno di energia). In Natura non esiste la “macchina perfetta”, quindi, l’energia impegnata non si converte totalmente in prodotti e una parte va irrimediabilmente perduta creando “entropia” o “disordine” nel sistema, che può manifestarsi in varie forme, dal riscaldamento globale, alle sommosse popolari. Paradossalmente, tale “entropia”, a ben guardare, è direttamente proporzionale alla crescita del valore delle monete locali o, per essere più precisi, all’accentuarsi delle differenze di valore delle divise tra un’area economica ed un’altra.

Comprendo che il messaggio è dirompente e fa sorgere la domanda seguente: “qual è il ruolo della Pubblica Amministrazione in questo difficilissimo contesto?”.

PIL e PNL possono crescere in due modi: o basandosi su una disponibilità infinita (e non dannosa) di energia, oppure prendere atto che la disponibilità di energia è limitata (e dannosa se sfruttata senza limiti) e far in modo di consumarne il meno possibile.

Gli ultimi eventi, a ben leggere, ci spingono a scegliere quest’ultimo paradigma. Le fonti rinnovabili, la telematizzazione dei processi produttivi nella Pubblica Amministrazione, la robotica, il rinnovato interesse verso l’agricoltura (l’unico settore economico che usa risorse veramente inesauribili trasformandole in prodotti) e l’utilizzo di macchine sempre più efficienti (cominciano già ad apparire sul mercato dischi rigidi a stato solido estremamente efficienti e praticamente privi di parti meccaniche) sono la strada da seguire.

La Pubblica Amministrazione può iniziare a non considerare l’Agricoltura come la sorella povera e perennemente assistita dell’economia, a cablare i processi produttivi tra le amministrazioni, ad incentivare il telelavoro, a ridurre gli sprechi interni, a sopprimere gli enti inutili etc..

Parallelamente, il sistema imprenditoriale dovrebbe non prediligere il profitto ad ogni costo, ma la sostenibilità e il sistema infrastrutturale andrebbe concepito in termini di strutture che si autosostengono consumando, pertanto, il meno possibile in termini di energia e manutenzione.

Non è semplice e non è immediato, ma è l’unica strada percorribile e non è auspicabile che essa possa essere percorsa senza un forte intervento pubblico, all’interno dei singoli stati e nella comunità internazionale.

Nei prossimi post che spero di appendere proverò a lanciare idee in tal senso coi relativi possibili, concreti, riscontri. Gli “open data”, la partecipazione dei cittadini alle politiche pubbliche, la telematizzazione, il superamento del “digital divide” sono i primi mattoni della nuova costruzione che dovrebbe animare il XXI secolo, se si vuol dare una speranza concreta a coloro che verranno.

Nel mondo dei blog molte iniziative stanno sorgendo in tal senso. Sono ancora timide affacciate, ma recano messaggi profondi che sarebbe colpevole non leggere ed incarnare. In calce a questo post ne citerò alcuni, ma sarebbe bello ed utile che detta lettura/incarnazione prosegua.

Buon lavoro a tutti gli Innovatori.

Luigi Sculco

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