Nuove misure per contrastare la disoccupazione

letto 1688 voltepubblicato il 22/05/2012 - 13:23 nel blog di pierpaolo bagnasco, in Servizi per l'Impiego

Tra le iniziative assunte per contrastare la crescente disoccupazione che sta colpendo duramente specie le regioni meridionali si segnala l’introduzione prevista nel c.d. (D.L. 05/012 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dello scorso 12 maggio) di un credito d’imposta pari al 50% dei costi salariali conseguente all’assunzione di lavoratori “svantaggiati” o “molto svantaggiati” effettuato dalle aziende tra il 14 maggio 2011 e il 13 maggio 2013.

Il provvedimento riguarda l’Abruzzo, la Puglia, la Sicilia, la Campania, la Calabria il Molise, la Basilicata e la Sardegna e utilizza le disponibilità provenienti dal Fondo Sociale Europeo (si tratta complessivamente di 142 milioni di euro) appostate, con importi diversi, sui vari POR regionali.

Il beneficio durerà per 12 mesi in caso di assunzione di lavoratori svantaggiati e per 24 mesi nel caso di lavoratori molto svantaggiati; il datore di lavoro decadrà dall’agevolazione nel caso in cui il rapporto di lavoro così costituito non duri almeno due anni nel caso di piccole o medie imprese o tre anni nel caso di grandi imprese, oppure nel caso in cui il numero totale dei dipendenti a tempo indeterminato sia inferiore o pari a quello nei 12 mesi precedenti all’assunzione o, in ultimo, qualora si accerti in modo definitivo la violazione non formale della normativa fiscale, previdenziale e sulla salute e sicurezza dei lavoratori.

In caso di decadenza la regione interessata, che è chiamata a determinare in concreto le modalità e le procedure per il riconoscimento del beneficio fiscale e che riceverà le istanze di ammissione delle imprese,  dovrà procedere al recupero delle somme erogate, maggiorato di interessi e sanzioni.

Questa in breve la norma la cui copertura finanziaria dovrebbe garantire circa 7.000 lavoratori e per la quale è difficile prevedere l’effettiva efficacia.

Personalmente, pur convenendo che in questo momento qualsiasi intervento sull’occupazione sia comunque apprezzabile, non ritengo che specie per le regioni meridionali una politica che incida sul costo del lavoro, indiscriminatamente su tutti i settori produttivi, sia nel medio periodo veramente efficace, specie se non accompagnata da interventi più corposi per eliminare altre criticità che affliggono il sud dell’Italia e il suo sistema produttivo.

Il sistema imprenditoriale meridionale è afflitto da una scarsa flessibilità che si traduce nella difficoltà di adeguarsi alle nuove domande del mercato; a questo si aggiunge che un altro fattore di mancata crescita è dovuto alla cronica carenze di infrastrutture e di adeguate professionalità.
 

Dunque al di là dell’evidente necessità di intensificare le risorse per le opere infrastrutturali forse sarebbe altrettanto necessario valorizzare interventi mirati ad accrescere le competenze dei lavoratori permettendogli di acquisire professionalità in linea con i settori in crescita (che andrebbero parimenti aiutati sia nella fase di start up che nella capacità di investire nell’innovazione e nella ricerca).

E ciò è tanto più vero laddove si pensi che proprio questo intervento è rivolto ai lavoratori privi di particolari e specifiche professionalità e che pertanto rimangono sempre esposti a futuri ridimensionamenti occupazionali; insomma il rischio è che provvedimenti di questo genere si traducano in possibili aiuti per acquisire forza lavoro, scarsamente qualificata, con oneri assai contenuti ma con la prospettiva, finiti i tempi di vincolatività della norma, di una nuova risoluzione dl rapporto (specie in settori non in crescita).