Trasparenza e partecipazione come leve del cambiamento per i fondi strutturali (seconda parte)

I rapporti di consultazione con gli attori economico-sociali costituiscono una prassi consolidata e rispondono al principio generale della concertazione.
Il fattore essenziale di cambiamento è, tuttavia, rappresentato dal passaggio da uno stile di government (centralità delle istituzioni, con gli altri soggetti in posizione di semplici beneficiari), ad una strategia di governo condiviso, con un pieno riconoscimento e legittimazione di esperienze e di attori portatori di energie positive (soggetti sociali, culturali, minoranze attive) nell’assunzione e nell’esercizio di responsabilità di governo (valutazione di scelte e priorità sulla destinazione dei fondi, individuazione di criticità e di possibili misure di aggiustamento, valutazione dei feedback che emergono nella fase attuativa delle politiche).
Su questi temi un primo richiamo, strettamente connesso alla programmazione 2014-2020, è presente tra le innovazioni di metodo del documento di Fabrizio Barca. In questo caso l’inclusività dei processi decisionali è declinato in un’ottica di trasparenzaedi open government: il riferimento è costituito dal progetto Open Coesione, già avviato nel 2012, che rende disponibili tutti i dati e le informazioni sui progetti finanziati con fondi europei e nazionali, in modo che cittadini e analisti ne possano valutare coerenza e efficacia.
La regolazione e la facilitazione dell’accesso alle informazioni non esauriscono, tuttavia, la dimensione della partecipazione ai processi decisionali che, appunto, necessita di un approccio volto al alla formulazione di decisioni più razionali perché caratterizzate da una logica di confronto e di inclusione di un numero maggiore di punti di vista.
Nel Mezzogiorno la stagione della programmazione negoziata ha introdotto importanti incentivi per decidere attraverso modalità più inclusive, ma ovviamente non ha potuto modificare la forma mentis dei decisori. Il risultato è che molti processi decisionali partecipati si sono rivelati, il più delle volte, solo adempimenti formali, senza tradursi in organizzazione di nuove procedure e modalità di apprendimento da parte degli attori.
Una delle poche eccezioni è rappresentata dall’esperienza promossa dall’Assessorato regionale alla Trasparenza e Cittadinanza Attiva della regione Puglia che ha intrapreso un percorso di coinvolgimento della popolazione locale, avvalendosi di varie tecnologie e strumenti (forme di e-democracy; incontri sul territorio regionale rivolti agli studenti universitari, alle associazioni di promozione sociale, agli EELL) raccogliendo idee e proposte di progetti da realizzare nel quadro della Programmazione 2007-13. Il dibattito pubblico su quale modello e obiettivi di sviluppo sostenere, è divenuto il cuore della progettazione della politica dei Fondi Strutturali e della definizione dell’agenda regionale e delle priorità strategiche. Iniziative di questo tipo sono state poi estese ad altri versanti della programmazione (Dipartimento della Funzione pubblica, Amministrare con i cittadini. Viaggio tra le pratiche di partecipazione in Italia Rubbettino 2007).
Un esempio concreto di come la partecipazione può entrare nel ciclo dei fondi strutturali è dato dall’esperienza dell’Audit civico, promossa da Cittadinanzattiva. L’Audit civico è una forma innovativa di intervento dei cittadini nelle politiche pubbliche che mira a dare concretezza alla centralità del punto di vista del cittadino e quindi di rendere visibile il modo in cui un servizio, una politica, un’organizzazione si presentano loro. L’esperienza si fonda sull’idea che la capacità di produrre autonomamente interpretazioni rappresenti un concreto processo di empowerment dei cittadini.
L’Audit civico nasce nel 2000 per iniziativa di Cittadinanzattiva ed è stata sperimentata, in un primo momento nel campo delle politiche sanitarie per poi venire applicata, con la collaborazione di  Regioni, Ministero della Salute e delle Politiche Sociali, Dipartimento della Funzione pubblica e Formez, Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, in altri ambiti, dalla sicurezza delle strutture scolastiche ai servizi di pubblica utilità, dalla qualità urbana agli appalti
Nel corso degli anni è stata, quindi, messa a punto una metodologia caratterizzata da due dimensioni fondamentali: la struttura di valutazione e la partecipazione dei cittadini. La valutazione civica conferisce al punto di vista del cittadino la necessaria dimensione tecnica, in quanto: identifica, formalizza e rende misurabili gli aspetti caratteristici dell'esperienza del cittadino; definisce un insieme coerente di strumenti per la raccolta dei dati e per l'elaborazione delle informazioni; identifica i momenti dei processi di valutazione e di decisione in cui i rappresentanti dei cittadini devono essere presenti, per portare e fare valere la propria interpretazione circa i temi sul tappeto.
La definizione della struttura di valutazione si propone di connettere le informazioni analitiche che descrivono aspetti molto concreti della realtà, con valutazioni sintetiche, riguardanti gli aspetti più generali della realtà stessa. La struttura di valutazione si completa con la definizione della struttura di rilevazione, un insieme coerente di strumenti per la raccolta dei dati e per l’elaborazione delle informazioni.
Le modalità di coinvolgimento dei cittadini previste nella metodologia rappresentano una forma innovativa di partecipazione che supera le modalità tradizionali, prevalentemente legate alla consultazione. La presenza attiva dei cittadini, in tutte le fasi, diviene una risorsa che può consentire l’espressione autonoma e originale di uno specifico punto di vista, e rende trasparente e verificabile l’azione pubblica.
La nuova programmazione 2014-2020 deve rappresentare un banco di prova per sperimentare un nuovo modo di programmare e realizzare una politica. Naturalmente per analizzare le politiche come prassi partecipativi è necessario, in primo luogo, contestualizzarle nell’ambito preciso in cui vengono messe in opera. La loro implementazione può risultare influenzata dalla reticenza dei decisori nel prendere in considerazione le richieste, ma anche dalla considerazione che gli attori sociali potrebbero essere inefficienti nel raccogliere le preferenze ed elaborare proposte realizzabili. Il tecnicismo delle politiche di sviluppo può relegare, inoltre, gli stakeholder in una posizione marginale, impedendo loro di esercitare un ruolo informativo nei confronti delle comunità che rappresentano, e ostacolandoli nella formulazione di proposte rilevanti. Al fine di rendere il processo efficiente ed efficace, è necessario, quindi, investire in una strategia di accompagnamento per rafforzare la capacità di tutti gli attori nella raccolta e nell’organizzazione delle proposte, nella circolazione delle informazioni, nella valutazione della performance e della incisività delle politiche: <<L’invito è a guardare fuori da un certo ambito auto-referenziale costituito dalle questioni legate alla complessità della macchina organizzativa e delle soluzioni di governance messe in piedi per pianificare e gestire la spesa dei Fondi e di osservare la realtà da un diverso punto di vista. Si tratta di esplorare i fattori che facilitano o scoraggiano i potenziali beneficiari nel prendere la decisione di richiedere un finanziamento tramite Fondi Strutturali, dal momento che in una fase così profondamente recessiva dell’economia europea è vitale attrarre il numero più alto e qualitativamente rilevante di potenziali beneficiari. Un numero consistente di studi e rapporti sui Fondi Strutturali illustra il livello infrastrutturale burocratico-amministrativo, i settori produttivi supportati ed i temi privilegiati, i posti di lavoro creati e così via. Ci si concentra soprattutto sulla valutazione quantitativa dei risultati, sulla performance di spesa, sui tassi di assorbimento finanziario. Il dibattito non affronta mai il tema dell’assorbimento sociale, degli aspetti qualitativi dei beneficiari che richiedono i finanziamenti. Non si affrontano mai le questioni legate alla percezione dei gruppi target di potenziali beneficiari, di quali sono, ad esempio, gli ostacoli che non permettono a determinati gruppi o categorie di potenziali beneficiari di accedere ai finanziamenti. Non si discute abbastanza dei livelli di trasparenza legati ai processi decisionali da cui dipende l’allocazione di risorse verso determinate aree o riguardo a determinate tematiche, questione profondamente legata alla capacità (e all’interesse) delle amministrazioni di includere gli stakeholder territoriali nella pianificazione strategica. La trasparenza, come ormai ampiamente illustrato, è un elemento da introdurre in ogni fase del processo e non solo a giochi fatti, ha a che fare non solo con la conoscenza degli esiti degli interventi, ma anche con la semplificazione radicale del quadro regolamentare per liberare risorse da dedicare all’accompagnamento (lo stare al fianco dei propri utenti) di quei soggetti che saranno poi responsabili di un buono o cattivo esito dei Programmi Operativi>> (Massimo Di Rienzo, Costruire capacità amministrativa per l'assorbimento dei Fondi Strutturali. Teorie, metodi, esperienze internazionali. L’esperienza di WEFO, Formez).