Barcamp #InnovatoriPA 2013: Comunicazione pubblica
Report della prima sessione: Comunicatori si nasce o si diventa? Partendo dalla legge 4/2013, che istituisce le associazioni professionali e apre la strada alla certificazione professionale, i partecipanti si interrogano sulle skills del comunicatore pubblico e su come queste possano essere acquisite e perfezionate. Apre la discussione Pier Carlo Sommo, Direttore SC Relazioni Esterne, Ufficio Stampa e URP presso la ASL TO2 (Torino Nord) e Segretario generale dell’Associazione Italiana di Comunicazione Pubblica e Istituzionale.
Alla domanda “si nasce o si diventa” risponde 50% e 50%, anche a giudicare dalla composizione del tavolo. La l. 150/2000 è stata infatti una legge tanto bella quanto inattuata, che ha visto il ruolo del comunicatore pubblico scavalcato da quello dell’ufficio stampa, del portavoce e del responsabile dei servizi informatici. Per restituire credito e dignità alla figura del comunicatore pubblico, la l. 4/2013 consente alle associazioni accreditate di certificare giuridicamente la professione dei propri iscritti e l’Associazione “Comunicazione Pubblica” si sta muovendo in questa direzione.
Riallacciandosi alla pluralità di figure coinvolte nel processo di informazione e comunicazione, Gloria Esposito (Regione Lazio) evidenzia la necessità di coordinamento fra i vari uffici delle ASL, ognuno dei quali fa comunicazione in modo diverso e dimostra una notevole difficoltà a trovare una soluzione comune. Maria Letizia Raus (Responsabile della Comunicazione per il sito web del comune di Meta) battezza questa situazione “comunicazione schizofrenica” e indica come possibili soluzioni la definizione 1) di un obiettivo condiviso, 2) di un linguaggio comune per il comunicatore e la comunicazione pubblica in senso lato.
Il discorso si sposta sull’Ufficio relazioni con il Pubblico e sul sito Urp degli Urp, di cui si identifica un difetto: essere diventato, in troppe occasioni, una sorta di “lacrimatoio”. Per Pier Carlo Sommo la soluzione a questa sorta i “auto-ghettizzazione” è smetterla di piangerci addosso e cercare di essere proattivi: piaccia o non piaccia, la gente vuole parlare e dialogare in modo intelligente con la pubblica amministrazione… il cittadino esige comunicazione ed è compito del comunicatore sfondare le porte se e quando le trova chiuse.
Violetta Berna, dell’Urp di Latina, rompe il ghiaccio proponendo di cominciare il cambiamento trovando un nuovo nome per l’“Urp” Concorda sulla necessità di educare l’amministrazione a distinguere fra comunicazione pubblica e istituzionale, chiarendo anche per il cittadino, chi si occupa di cosa. Di fatto nella pubblica amministrazione sono altri uffici e figure, spesso esterne come nel caso dei dati legati alla trasparenza, che si occupano di comunicazione: si tratta forse di un problema di responsabilità? Impariamo a distinguere fra informazione politica e istituzionale. È necessario chiarire, anche per il cittadino, chi si occupa di cosa. Di fatto nella PA si occupano di comunicazione altre persone/uffici/staff esterno (es. dati trasparenza): problema di responsabilità? Emilia Mancuso (MISE) fa una digressione sulla differenza tra informazione e comunicazione e Rosa Domina, del Dipartimento di Sanità di Bologna, propone una soluzione ai problemi di responsabilità e coordinamento precedentemente evidenziati: ogni unità deve essere responsabile della pubblicazione dei propri dati, sotto il coordinamento dell’ufficio comunicazione che risponde alla Direzione Generale.
Livio Martinuzzi, dell’Ufficio di comunicazione integrata di Pordenone, allarga il discorso al tema della trasparenza, la cui richiesta arriva come al solito dalla normativa, e che rappresenta un’opportunità di riorganizzazione attraverso il coinvolgimento di tutti gli attori (come sta avvenendo nel comune Pordenone di Pordenone). Livio evidenzia poi come i problemi di competenza e responsabilità portino nella direzione della comunicazione interna, e suggerisce un modello di comunicazione decentrato, che esca dalla logica redazionale, ferma restando l’esigenza di facilitare non solo la pubblicazione, ma anche la comprensibilità di quel che è pubblicato. La mancanza di dialogo fra tecnico, comunicatore e amministrativo comporta infatti anche questo tipo di problema, e la discussione del tavolo affronta il problema del “burocratese”. Rosa Domina sposta il discorso sulla Carta dei servizi, e Berna Violetta aggiunge che la struttura di qualità dovrebbe essere integrata con quella di comunicazione.
Con l’intervento di Gloria Esposito il primo giro di tavolo si avvia alla conclusione e torna sull’argomento iniziale: la credibilità che gli uffici di comunicazione hanno già acquisito grazie ai fatti risulterà rafforzata dalla certificazione professionale e da eventuali percorsi formativi che possano integrare le competenze del comunicatore. In quest’ottica, se in passato gli uffici di comunicazione sono stati costretti a “mendicare” le informazioni, oggi credibilità e certificazione possono invertire il processo. Berna Violetta aggiunge che l’inclusione della comunicazione interna a livello giuridico potrebbe essere una leva per rafforzare il ruolo del comunicatore pubblico alla luce delle criticità evidenziate dal tavolo dei comunicatori nel barcamp.
- Blog di Piero Zilio
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3 commenti
Risposta alla domanda "Comunicatori si nasce o si diventa?"
Quando le norme....sono solo burocrazia!
Attenzione a non confondere 4/2013 con certificazioni