Quanto è efficace la spesa per formazione dei disoccupati?

letto 1558 voltepubblicato il 11/07/2014 - 23:09 nel blog di Roberto Formato

L’efficacia della spesa per formazione dei disoccupati, con particolare riferimento al Fondo Sociale Europeo (FSE), di cui beneficiano tutte le regioni italiane, è notoriamente un argomento assai controverso.

Riprendiamo, di seguito, quanto introdotto dall’articolo apparso su la voce.info () che affronta questo tema citando l’esperienza dell’Agenzia del lavoro della provincia autonoma di Trento. Quest’ultima, lo scorso anno, ha chiesto all’Istituto per la ricerca valutativa sulle politiche pubbliche (Irvapp) di misurare l’effetto occupazionale di 64 corsi di formazione di lunga durata (ovvero tra i due e i sei mesi), riservati a disoccupati iscritti ai centri per l’impiego, riguardanti una ventina di diverse figure professionali (quali elettricisti, termoidraulici, pizzaioli, macellai, addetti alle vendite, addetti alla contabilità), finanziati dal FSE e attuati nel 2010.

La valutazione ha riguardato le probabilità di trovare un nuovo impiego da parte degli oltre 800 disoccupati che frequentarono i corsi nei quindici mesi successivi al loro inizio. Queste probabilità sono state inoltre comparate con quelle di soggetti (circa 32mila), anch’essi disoccupati, iscritti ai centri per l’impiego e analoghi ai partecipanti per caratteristiche socio-demografiche ed esperienze lavorative, i quali tuttavia non avevano preso parte ad alcun corso.

L’effetto medio sulle probabilità di uscita dalla disoccupazione derivante dalla partecipazione ai corsi è stato ottenuto confrontando la storia occupazionale dei due gruppi nei successivi quindici mesi.

I risultati mostrano che, nei primi cinque mesi successivi all’inizio del corso, i “trattati” hanno riportato probabilità minori di trovare un nuovo impiego rispetto a quelle del gruppo non soggetto a formazione. L’articolo spiega che si tratta del noto “effetto di lock-in”, che tuttavia si va ad esaurire dopo il settimo mese, quando i soggetti formati rivelano una probabilità maggiore di essere occupati rispetto agli altri. In particolare, l’analisi riporta che, a un anno dall’inizio dei corsi, la probabilità che un formato abbia trovato un nuovo impiego è, in media, del 6,5% superiore a quella che avrebbe sperimentato se non avesse preso parte al corso.

Il risultato è tuttavia disomogeneo tra i sottogruppi. In particolare, i corsi parrebbero non avere effetto sui partecipanti con meno di 25 anni e su quelli con più di 44 anni. Inoltre, l’impatto sembra più positivo sulle donne italiane (+10,4% di probabilità di trovare occupazione) e sugli uomini con cittadinanza straniera (+5,8%), mentre nel caso degli uomini italiani l’impatto risulta nullo.

La ricerca non spiega quanto la maggiore occupazione derivi dalla tipologia dei corsi o dalla “motivazione” dei partecipanti (che potrebbe incidere anche sulla capacità di trovare occupazione) tuttavia fornisce indicazioni utili per un più focalizzato uso degli strumenti di valutazione e la conseguente programmazione delle risorse FSE.