Ridurre i costi della politica. Un segnale dalla Regione Marche
Negli ultimi anni il tema della riduzione dei costi della politica ha prodotto numerose riflessioni, innovazioni normative ed ipotesi di definizione e quantificazione (vedi ad esempio il tentativo della Commissione Giovannini e gli studi di Roberto Perotti dell’Università Bocconi). Una volta circoscritto il campo di indagine – ad esempio come considerato da R. Perotti - ai costi degli organi legislativi elettivi a livello nazionale, regionale, e provinciale, cioè di Camera, Senato, Consigli Regionali e Consigli Provinciali si possono effettuare scoraggianti comparazioni internazionali e mettere in evidenza gli eccessi nazionali.
Anche il lavoro dell’ex Commissario alla spending review e del Gruppo di lavoro tematico hanno messo in evidenza la rilevanza della questione. Nelle “Proposte per una revisione della spesa pubblica 2014 – 2016” vengono esposte diverse indicazioni e voci di spesa sulle quali è possibile incidere producendo risparmi. Ad esempio per il governo locale si prendono in esame i risparmi potenziali di una riduzione del numero dei consiglieri comunali e regionali e i relativi emolumenti e vitalizi fino a quelli per il finanziamento ai partiti (DL approvato) e le unioni di comuni; cosi come vengono analizzati i margini di risparmio per gli Organi Costituzionali e a rilevanza costituzionale tenendo conto della trasformazione del Senato.
Ma rispetto alla riduzione dei costi della politica cosa è stato fatto di concreto dalle pubbliche amministrazioni?
La recente notizia della decisione del Presidente e della Giunta della Regione Marche di rinunciare all’indennità di funzione rappresenta un’interessante iniziativa, pur con tutte le osservazioni e polemiche politiche del caso che ha generato.
Il Presidente Spacca ha formalizzato la decisione della rinuncia all’indennità di funzione, già annunciata qualche tempo fa, nella seduta di giunta dello scorso 10 novembre. La decisione è stata presa dopo che l’invito rivolto ai partiti sul contenimento dei costi della politica, con la riduzione da 8 a 6 degli assessori, non è stato accolto. Si prova, quindi, a raggiungere ugualmente l’obiettivo con la rinuncia volontaria all’indennità di funzione da parte del presidente e della giunta: “un segnale simbolico e significativo per la comunità alle prese con le difficoltà di ogni giorno” ha affermato il Presidente della Regione.
Cosa si intende per costi della politica?
Quali altre iniziative di riduzione dei costi della politica sono in atto nella nostra PA?
Vorrei sollecitare gli innovatori e i lettori ad una riflessione sul tema e a segnalare all’Osservatorio altre interessanti esperienze di riduzione dei costi della politica.
- Blog di Donatella Imparato
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7 commenti
In Veneto risparmi per 2 ml di euro sui costi della politica
In Veneto risparmi per 2 ml di euro nel prossimo triennio con due leggi approvate su vitalizi e pensioni.
Questo 16 dicembre 2014 sono state approvate due nuove leggi per rivedere la materia su pensioni e vitalizi e per ridurre i costi della politica. Votati all’unanimità i due progetti di legge (Pdl 481 e 482): il primo avvia il sistema previdenziale di tipo contributivo per i consiglieri regionali eletti nelle legislature a partire dalla decima, e il secondo introduce interventi di riduzione dell’assegno vitalizio per gli ex-consiglieri. I due Pdl erano stati firmati da quasi tutti i capigruppo e sono stati approvati all’unanimità da tutti i 49 consiglieri presenti in aula. Il progetto di legge relativo alla riduzione dei vitalizi contiene in particolare una tabella di riferimento per le aliquote da applicare: 5% fino a 2mila €, 8% tra 2mila € e 4mila €, 10% tra 4mila € e 6mila €, 15% oltre i 6mila €. Inoltre queste aliquote sono maggiorate del 40% qualora il beneficiario sia titolare di altro vitalizio erogato dal Parlamento nazionale od europeo. Secondo, il Presidente del Consiglio regionale e primo firmatario dei due progetti, Clodovaldo Ruffato “C’è grande soddisfazione per questo voto unanime. I calcoli ci permettono di affermare che in questo modo realizzeremo un contenimento dei costi per 690mila € all’anno. Ciò significa che nel prossimo triennio avremo risparmiato circa 2milioni di euro. Contiamo di chiedere all’assessore competente che questi soldi possano finire direttamente nel settore sociale: sarebbe il completamento di un’operazione che tutti i partiti regionali hanno condotto con grande coesione”.
Fonmte: http://www.consiglioveneto.it/
IV Rapporto UIL sui costi della politica
Il 10 dicembre scorso è stato pubblicato il IV Rapporto UIL sui costi della politica. Il documento mette in risalto per il 2014 un aumento dei costi della politica per il funzionamento degli Organi dello Stato centrale (Presidenza della Repubblica, Camera dei Deputati, Senato della Repubblica, Corte Costituzionale, Presidenza del Consiglio, Indirizzo politico dei Ministeri). Secondo il Bilancio dello Stato assestato (luglio 2014) i costi saranno di oltre 3 miliardi di euro nel 2014, in aumento del 2% (più 60 milioni di euro) rispetto al 2013. In particolare rimangono stabili le spese di Camera e Senato e della Presidenza della Repubblica, aumentano però le spese della Presidenza del Consiglio (più 5,6%); degli Uffici di diretta collaborazione dei ministri (più 1,3%); e degli Organi a rilevanza costituzionale (più 5,2%).
Per consultare il IV Rapporto Costi della politica:
http://www.uil.it/NewsSX.asp?ID_News=4331&Provenienza=1
Per approfondire l’argomento segnalo l’articolo di La Repubblica del 10/12/2014:
http://www.repubblica.it/economia/2014/12/10/news/uil_costi_politica-102...
La riduzione dei costi della politica nell’Osservatorio
Relativamente a questo aspetto della revisione della spesa, ricordo diverse amministrazioni che sono state segnalate all’interno dell’Osservatorio Spending Review per aver proceduto alla riduzione dei costi della politica.
Vale sicuramente la pena ricordare il Comune di Perugia: l’estate scorsa il sindaco Romizi, intenzionato ad effettuare una profonda revisione della spesa comunale, aveva dichiarato che era opportuno partire proprio dall’ottimizzazione dei costi della politica tramite la riduzione delle spese inerenti al funzionamento degli organi politici. Dall’esecutivo era stata approvata la riduzione del numero degli addetti esterni all’unità di staff e supporto dell’attività del sindaco e della Giunta. Era stato stabilito inoltre che a ogni assessore venisse assegnato un unico ufficio e la dismissione da segreteria del vicesindaco della Sala Gialla di Palazzo dei Priori per restituirla all’attività istituzionale. Era stata quindi approvata la riduzione del numero delle auto di rappresentanza del Comune ad una, con meno autisti da adibire ad altro servizio. Abolito inoltre l’acquisto dei quotidiani degli organi politici, sindaco, Giunta e Consiglio, che usufruiranno della rassegna stampa quotidiana online.
Anche il Comune di Ferrara lo scorso giugno ha deliberato una riduzione del 10% degli emolumenti di Sindaco e Giunta, che già nel 2007 erano stati oggetto di un taglio del 10% deciso dal Governo. La misura era stata resa effettiva già dal mese di luglio, e porterebbe ad un risparmio di circa 25mila euro per quest’anno, e di 51.577,03 dal prossimo, che servirà per creare un fondo per incentivare la nascita di nuove imprese.
Il Consiglio dell’Ordine Psicologi Lombardia era stato segnalato per la decisione di tagliare le proprie spese di funzionamento, riducendo i costi riguardanti l’attività “politica”: sono stati approvati un sistema unico di retribuzione a gettoni, l’abolizione dei rimborsi spese di cui prima godevano gli eletti nel Consiglio, e l’istituzione di tetti massimi di retribuzione trasparenti e rigorosi.
Oltre a queste, tante altre amministrazioni si sono mosse in questa direzione:
Resta comunque qualche differenza....
Ciao Donatella,
apprezzabili i cambiamenti introdotti dalla Regione Lazio, che vanno sicuramente nella direzione di una maggiore equità dei trattamenti pensionistici. Risalta però sempre una non piccolissima differenza da quanto previsto dalla legge Fornero per gli altri lavoratori, laddove - per gli uomini - i limiti per le pensioni di vecchiaia sono fissati da 66 anni (dal 2011) a 66 anni e sei mesi (dal 2018), senza naturalmente la possibilità di accedere alla stessa anticipatamente. Perchè non fissare una semplice norma secondo la quale la pensione di vecchiaia scatta semplicemente per tutti alla stessa età indipendentemente dall'occupazione (al limite considerando eccezioni per i lavori "usuranti")?
… Tanto più che …
… Tanto più che le pensioni vengono svalutate dall'andamento dell'economia, ma non le pensioni d'oro salvaguardate dalla Riforma Fornero
Del fatto che dal 2009 ad oggi si è assistito a cinque anni di crisi economica in cui il tasso di capitalizzazione ha assunto un valore negativo di -0,1927%, andando a causare una pesante svalutazione delle pensioni che non migliorerà di molto nei prossimi anni, viste le previsioni sul PIL: +0,5% nel 2015 e +1% nel 2016. Una situazione decisamente dura per i pensionati, il cui potere d’acquisto dal 2009 è crollato del -4%.
Diversa la posizione delle pensioni d’oro, sulle quali il Codacons denuncia il mistero della sparizione della clausola di salvaguardia contenuta nella Legge Fornero, che fissava un tetto alle pensioni più ricche. Più in particolare la Legge 214/2011 prevedeva che dal 1° gennaio 2012 i nuovi contributi dei dipendenti per i quali il calcolo della pensione fosse stato effettuato tutto col vecchio sistema retributivo, perché avevano già più di 18 anni di anzianità al momento della Riforma delle Pensioni Dini del 1995, dovevano essere calcolati con il sistema contributivo.
Il Codacons spiega:
«All’art. 24 infatti si stabiliva che, a partire dal primo gennaio 2012, i lavoratori che pur avendo raggiunto i 40 anni di anzianità decidevano di rimanere in servizio fino ai 70 o ai 75 anni, avrebbero percepito una pensione non superiore all’80% del valore dell’ultimo stipendio».
La sparizione di questa clausola va ad abolire il tetto per le pensioni più alte e avrà come conseguenza:
«Che ora circa 160.000 lavoratori che hanno già raggiunto i 40 anni di anzianità possono contare su un incremento progressivo della pensione, il cui importo sarà addirittura superiore a quello dell’ultimo stipendio percepito. Un danno per la collettività stimato in 2,6 miliardi di euro in 10 anni».
Si parla di vitalizi superiori all’ultima busta paga fino al +115%. Per questo il Codacons ha chiesto alla Procura di Roma, alla Corte dei Conti e al Tribunale dei Ministri di:
«Aprire una indagine per accertare la causa della cancellazione di tale norma dalla Legge 214 del 2011, e verificare la sussistenza di fattispecie penalmente rilevanti con particolare riguardo allo sperpero di risorse pubbliche a danno della collettività».
Fonte: Codacons, PMI.it
Eh già....
Eh già..
Nuova normativa della Regione Lazio
Anche la Regione Lazio si muove verso la riduzione dei costi della politica.
Ieri il Consiglio regionale del Lazio ha approvato all'unanimità, una norma che taglia dal 1 gennaio 2015 i vitalizi per i consiglieri delle passate legislature. Per i nuovi consiglieri il vitalizio era stato già abolito con una norma contenuta nella finanziaria regionale 2012 e ribadita dalla prima spending review regionale (legge 4/2013).
La nuova norma "Disposizioni di razionalizzazione normativa e di riduzione delle spese regionali" stabilisce, inoltre, l'accorpamento delle società regionali Lazio Service e Lait.
In sintesi, ecco cosa cambia dal 1 gennaio 2015:
Per approfondire:
http://www.consiglio.regione.lazio.it/consiglioweb/flash_dettaglio.php?i...