Il Rapporto Glocus “Sanità e spending review: organizzazione, trasparenza e digitalizzazione”

letto 1534 voltepubblicato il 17/11/2014 - 15:46 nel blog di Donatella Imparato, in Osservatorio Spending Review

Sul tema sanità e spending review ne hanno discusso lo scorso 13 novembre il Ministro per la Salute, Beatrice Lorenzin, il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, l’amministratore delegato della Consip, Domenico Casalino, il presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato, Emilia Grazia De Biasi, il direttore della Luiss Business School, Franco Fontana e il direttore generale dell’Agenzia per l’Italia Digitale, Alessandra Poggiani, in occasione della presentazione al Senato del Rapporto Glocus “Sanità e spending review: organizzazione, trasparenza e digitalizzazione”.

Il rapporto analizza la spesa sanitaria, cresciuta vertiginosamente negli ultimi quindici anni e pari al 9,2% del Pil, che potrebbe però diminuire nell’arco del prossimo quinquennio del 20% circa 21,8 miliardi di euro (da reinvestire in parte per l’ammodernamento del sistema sanitario) se si intervenisse su 5 aree.

Secondo gli analisti le aree sulle quali è possibile intervenire sono:

1. revisione e trasparenza di tutti i costi del sistema sanitario;

2. trasparenza e lotta alla corruzione;

3. accelerazione delle politiche di digitalizzazione della sanità;

4. management scelto e valutato su base professionale a cui sia garantita la piena autonomia dalla politica;

5. centralizzazione dell'indirizzo, coordinamento e monitoraggio dei processi di innovazione.

Il primo punto su cui incidere è la revisione dei costi del SSN con l’aggiornamento dei DRG, secondo i quali vengono corrisposti i rimborsi per gli interventi alle strutture sanitarie, e del nomenclatore tariffario protesi e ausili fermo al 1999 che porterebbe ad un risparmio medio del 70% sulla spesa per la maggior parte di questi prodotti.

Il capitolo sulla trasparenza e la lotta alla corruzione è quello più delicato. Secondo le stime contenute nel “Libro bianco” di ISPE (Istituto per la promozione dell’etica) la “corruption” è pari a 23,6 miliardi di euro l’anno e il fenomeno è diffuso su tutto il territorio nazionale con percentuali del 41% al Sud, 30% al Centro e 23% al Nord. Diventa per questo aspetto determinante l’applicazione della legge anticorruzione, il decreto legge 33/2013 che sottolinea il concetto di trasparenza intesa come “accessibilità totale” alle informazioni concernenti l’organizzazione e l’attività delle pubbliche amministrazioni compresa la sanità. Il provvedimento mira a prevenire la corruzione, ad attivare e potenziare forme di controllo diffuso dell'operato della PA e rendere più semplice l'accesso ai dati e ai documenti. Gli open data delle amministrazioni diventano indispensabili per il controllo della spesa e per il rapporto con il cittadino.

La terza area di intervento riguarda l’investimento sulla digitalizzazione della Sanità. L’e-health, se pienamente attuato, potrà contribuire a migliorare la qualità dell’assistenza sanitaria riducendone allo stesso tempo i costi. L'ICT può, infatti, fungere da fattore di efficienza, sia perché introduce omogeneità nella gestione dei processi e dei flussi, sia perché permette forme di empowerment del cittadino e degli operatori, che si traducono in una riduzione dei costi assistenziali e gestionali e nella possibilità di disegnare profili di intervento assistenziale più vicini ai bisogni della domanda e alle attese dei cittadini. Ma tutto questo si può realizzare a patto che si intervenga con investimenti stabili. Gli investimenti in tecnologie risultano, infatti, performanti in un'ottica di medio e lungo periodo. Il Politecnico di Milano ha rilevato che la spesa complessiva di digitalizzazione in Sanità si è ridotta del 5% rispetto al 2012, attestandosi nel 2013 intorno ai 1,17 miliardi di euro, pari a 19,72 euro per abitante. Questo ha finito per rallentare la realizzazione della sanità digitale dove, ad esempio, il fascicolo sanitario elettronico (FSE) è attivo appena nel 43% delle Asl.

Ed, infine, sarà necessario: 1. selezionare il management nell’interesse dei cittadini secondo sistemi di valutazioni che tengano conto del merito e dei risultati conseguiti e non secondo logiche di mediazione politica e corporativa; 2. e creare un nuovo sistema di coordinamento e governance della sanità che eviti i condizionamenti politici nelle scelte e miri soprattutto a garantire trasparenza, monitoraggio e controllo della spesa ed uniformità di standard assistenziali.

Per approfondire:

Il position paper Sanità e spending review: organizzazione, trasparenza e digitalizzazione

1 commento

Donatella  Imparato

Donatella Imparato19/11/2014 - 11:31

Per continuare il dibattito su sanità e spending review vi segnalo un’altra interessante pubblicazione.

Lo scorso settembre 2014 è stato pubblicato il primo Libro Bianco sulla corruzione in sanità dell'. Il volume si occupa dei temi del contrasto alla corruzione e degli sprechi ed inefficienze che indeboliscono il nostro sistema sanitario. Il testo è diviso in due parti. La prima parte del volume è dedicata all’analisi ed allo scenario dei fenomeni di corruption in sanità, mentre la seconda contiene un’analisi delle possibili proposte per il suo contrasto.

Il Libro Bianco contiene uno studio di (Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari), condotto recentemente in collaborazione con il gruppo Economic Evaluation, HTA and Corruption in Health (EEHTA) del Ceis-Tor Vergata. Lo studio, partendo dall'analisi dei conti economici del 2010 di tutte le Asl e aziende ospedaliere italiane, individua le possibili "sacche" di inefficienza. Si evidenzia come alcune voci di costo non strettamente sanitarie - ovvero: lavanderia, pulizie, mensa, smaltimento rifiuti, utenze telefoniche, nonché elaborazione dati, premi assicurativi e spese legali – mostrano un peso notevole sulla spesa sanitaria pubblica. È stata valutata la variabilità di queste voci, in relazione a parametri quali la popolazione residente (per le Asl), il numero dei dimessi e le giornate di degenza (per le aziende ospedaliere). I risultati evidenziano che “se solo si riducesse di un quarto la variabilità riscontrata i risparmi legati alle otto voci di spesa esaminate sarebbero di quasi due miliardi all'anno, per l'esattezza: circa 900 milioni per le Asl e più di 964 milioni per le aziende ospedaliere. La variabilità dei costi è significativa sia in termine di macroaggregato ("Beni e servizi") sia per specifiche voci. E anche all'interno di ogni Regione esiste una differenza enorme di costi per ciascuna voce”.

 

Libro Bianco sulla corruzione in sanità