Collaborare, condividere, cooperare per la spending review. La sharing economy come leva per la riduzione dei costi.
Qualche giorno fa ho letto un articolo sul possibile nesso tra sharing economy e spending review nella pubblica amministrazione. La sollecitazione viene dai lavori di Christian Iaione, coordinatore del LabGov (LABoratory for the GOVernance of Commons) della Luiss.
La sharing economy, o economia della condivisione, si basa sulla valorizzazione di pratiche quali il riutilizzo e il prestito, intesi come valori da sostituire a quelli di acquisto e proprietà. Ad essere condivisi possono essere la creazione, la produzione, la distribuzione, il consumo di beni e servizi e quanto altro si possa immaginare. Questo sistema negli ultimi anni è stato facilitato e rafforzato dalla nascita e dalla diffusione delle nuove tecnologie e dal conseguente formarsi di nuove opportunità di interazione, che ne favoriscono l’espansione e l’organizzazione.
Se ci pensiamo nella pubblica amministrazione italiana già esistono qua e là forme di sharing economy – ad esempio il car sharing, il riuso dei software, vi ricordate le vecchie banche del tempo, ecc.. tanto per citarne alcune – e qualche volta come abbiamo visto anche nel nostro Osservatorio sono tornate utili per la riduzione dei costi.
Quello su cui ci induce a riflettere C. Iaione sono i possibili effetti dell’introduzione di questo nuovo modo di operare condividendo e collaborando tra attori pubblici ed attori privati che potrebbero diventare strategici per la razionalizzazione della spesa pubblica e per il miglioramento della qualità dei servizi e della collettività nel suo complesso.
“Perché una PA dovrebbe investire nella sharing economy? Perché è un investimento in grado di liberare risorse, di creare economie di scala e di scopo, grazie alla collaborazione di attori pubblici e attori privati con effetti positivi non solo sull’efficienza dell’azione amministrativa, ma sul tessuto sociale tutto. Una forma di investimento, di impegno, assolutamente necessaria per uscire da questo momento di transizione economica che sta gettando le basi per nuovi modelli. L’obiettivo è quello di superare lo Stato-Leviathano di hobbesiana memoria per arrivare a uno Stato cosiddetto “relazionale”. La sharing economy è una rivoluzione copernicana che mette gli individui al centro dei processi, laddove i modelli tradizionali sono gerarchici e asimmetrici. E la PA può avere molti buoni motivi per aderire a questo modello: per dare più servizi a costi minori, per migliorare la qualità della vita dei cittadini e le condizioni ambientali.
Quale ruolo dovrebbe avere la pubblica amministrazione in questa “rivoluzione”? L'amministrazione deve cessare di essere un "gestore" di processi per diventare un "abilitatore" in grado di favorire le iniziative e la collaborazione tra i privati e gli operatori sociali. Come ha fatto il Comune di Bologna, il primo in Italia ad aver approvato un regolamento per la città condivisa. Un canale attraverso cui le iniziative dei cittadini, come per esempio le Social street nate su Facebook, possono dialogare con l'amministrazione. La novità, in questo caso specifico, è che in questo percorso non vengono riconosciute solo le associazione ma anche i gruppi informali. Anche il Comune di Mantova ha lanciato un suo progetto di economia collaborativa. Un progetto nel quale cittadini e innovatori sociali, imprese, istituzioni cognitive, società civile organizzata e istituzioni pubbliche condividono e attuano strategie di sviluppo locale attraverso dinamiche collaborative e tecniche di co-design. La mission di CO-Mantova è quella di produrre innovazione, lavoro e moltiplicazione delle risorse. In questa iniziativa particolarmente importante è il ruolo delle imprese che sono tradizionalmente l’anima produttiva del territorio, il motore economico della società. Con il patto di governance collaborativa CO-Mantova le imprese diventano infatti un attore “pubblico” che, grazie all’azione condivisa, è in grado di fronteggiare la crisi, intercettare nuove idee e progetti, mettere a fattor comune risorse e strumenti, sperimentare formule sinergiche, incrociare nuove domande. Sia nel caso di Bologna sia in quello di Mantova c’è stato un forte commitment da parte delle amministrazioni pubbliche perché, prima di tutto, la sharing economy è un processo di governance per il quale serve un forte impegno da parte delle istituzioni e un nuovo contesto reagolatorio.”
Allora la PA sarà chiamata sempre di più ad assumere un doppio ruolo: da un lato dovrà essere facilitatore di processi di sharing economy per migliorare i sevizi, favorire nuove imprese ed iniziative, generare e favorire la creazione di “esternalità positive” (vedi ad esempio il Bando Progetti per l'impresa da 2,4 milioni di euro per lo sviluppo di attività imprenditoriali indetto dal Comune di Bologna) e soprattutto agevolare una maggiore coesione sociale; e dall’altro dovrà anche applicare al suo interno pratiche di sharing economy per migliorare la sua gestione delle risorse.
Uno studio inglese propone addirittura di introdurre nelle piattaforme di e-procurement uno spazio dedicato alla sharing economy dove la PA può scambiarsi pratiche di ride-sharing e carpooling come alternative ai trasporti tradizionali.
Ma pensiamo a quali e quante altre opportunità potrebbero liberarsi, come la condivisione di edifici con la conseguente loro valorizzazione, la condivisione di software, la condivisione di iniziative formative, la richiesta/proposta di partnership per progetti, una sorta di crowdfunding pubblico, ecc. e tanti altri progetti ed iniziative di condivisione di spazi, idee, lavori, ecc.
Per dirla con J. Rifkin “We are, however, entering a world partly beyond markets, where we are learning how to live together in an increasingly interdependent, collaborative, global commons.”
E anche la PA dovrà cambiare e quella italiana dovrà farlo in fretta.
Questo è l'articolo che ho letto.
- Blog di Donatella Imparato
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5 commenti
Sharing Economy al Forum PA 2015
Ritorno sulla tematica per segnalarvi che il prossimo 28 maggio al Forum PA 2015 si parlerà anche di economia collaborativa.
Si terrà infatti una sessione di confronto e lavoro in tavoli con le amministrazioni che hanno avviato processi di sviluppo collaborativo e con le realtà e i soggetti che lavorano per promuoverli e renderli sostenibili. E si cercherà di imparare dalle buone pratiche, ma anche dagli ostacoli e dagli errori, per avanzare nella progettazione di iniziative collaborative sui territori.
Si inizierà proprio dalle iniziative locali in corso, sia in Italia che in altre città europee, mettendo a confronto il senso che ciascuno dei partecipanti dà all’espressione “città collaborativa” in modo da individuare i primi nuclei di una narrazione a più voci della “governance collaborativa”: condivisione, partecipazione, cambiamento, empowerment dei cittadini…
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Atti dal Forum PA 2015 su economia collaborativa
Vi segnalo l’articolo di Chiara Buongiovanni pubblicato su smartinnovation.forumpa.it lo scorso 5 giugno sulle cinque città che hanno partecipato al worskhop “Territori Collaborativi e processi di sviluppo” realizzato lo scorso 28 maggio a FORUM PA 2015, in collaborazione con OuiShare Italia; si tratta, come anticipato, di Milano, Venezia, Caltanissetta, Lecce e Formia. Si possono consultare le slide del keynote introduttivo di Milano e delle sfide delle città.
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Il Regolamento per la città condivisa
Sul sito web del Laboratorio per la Sussidiarietà si può avere un piccolo resoconto dell’esperienza legata al Regolamento per la cura e la rigenerazione dei beni comuni urbani, che ha ormai più di un anno di vita.
Ad oggi sono 21 i Comuni che lo hanno già adottato (Bologna, Siena, L’Aquila, Casal di Principe, Chieri, Ivrea, Asciano, Narni, Cavriana, Acireale, San Tammaro, Santa Maria Capua Vetere, Pachino, Casapulla, Macchiagodena, Città della Pieve, Anagni, Orvieto, Cortona, Cogoleto, Brindisi), mentre molto più numerosi sono quelli che hanno mostrato reale interesse nei suoi confronti, avviando la procedura per la sua adozione in consiglio comunale. Tra di essi possiamo annoverare: Acquaviva (BA), Agrigento, Anguillara (RM), Arese (MI), Bari, Bracciano (RM), Bussolengo (VR), Campi Bisenzio (FI), Cantagallo (PRATO), Capannori (PT), Carovigno (BR), Cascina (PI), Caserta, Castellaneta (TA), Castiglion del Lago (PG), Catanzaro, Ceccano (FR), Ceglie (BR), Cosenza, Ferrara, Gela, Genova, Grosseto, Gubbio, Gussago (BS), Jesi (AN), La Maddalena (SS), Mentana (RM), Modena, Molfetta (BA), Motta San Giovanni (RC), Ostuni (LE), Palermo, Poggibonsi (SI), Potenza, San Rocco (FR), Teramo, Terni, Torino, Tortoreto (TE), Trani, Trento, Trevignano Romano (RM), Treviso, Trieste, Tropea, Vecchiano (PI), Vercelli.
Inoltre, sempre sul sito web è possibile cercare i casi di amministrazioni che vedono la cittadinanza, l’associazionismo, le scuole, le università e altri attori entrare a far parte della gestione dei servizi. La ricerca può essere libera oppure facendo riferimento alle categorie (Alimentazione, Ambiente, Beni e attività culturali, Famiglia, Legalità, Infrastrutture, Integrazione, Mobilità sostenibile, Rapporti con le istituzioni, Rapporti sociali, Risorse pubbliche, Salute, Sicurezza, Sostenibilità, Sviluppo della persona, Vivibilità urbana, Scuola), ed è davvero sorprendente scoprire quante diverse iniziative possano essere condotte in tal senso diventando semplicemente un po’ più ATTIVI!
Ritornando sulla sharing economy
Grazie Claudia per il tuo intervento e per aver colto con slancio anche tu le sollecitazioni dell’articolo sul lavoro di C. Iaione.
Colgo, inoltre, l’occasione di segnalare, insieme ai casi messi in luce da Iaione, quello del Comune di Milano che con la recente approvazione di una Delibera di Giunta del 19/12/2014 sulle Linee guida sulla Sharing economy intende promuovere e valorizzare pratiche di economia condivisa e fare di Milano una Sharing City attraverso lo sviluppo di Piano d’azione specifico che mira a: mappare le esperienze, promuovere il dibattito e la comunicazione sul tema, mettere a disposizione risorse e strumenti per lo sviluppo e la promozione di iniziative, formare i dipendenti e i cittadini sulle possibilità offerte dalla sharing economy, attivare una piattaforma cittadina di crowdfunding civico; facilitare lo start-up di impresa, ricercare sinergie tra PA, società civile e mondo delle imprese, ecc..
Mentre sul versante internazionale, vorrei citare il caso di Amsterdam, dove una squadra - alla quale partecipano l’amministrazione comunale, le rappresentanze di imprese e consumatori, le multinazionali presenti nella città, le start-up dell’economia collaborativa, le organizzazioni civiche, ecc. – lavora sul consolidamento di una visione collaborativa della città. L’obiettivo è quello di mettere a frutto le opportunità offerte dalla sharing economy per aumentare sostenibilità, coesione sociale e sviluppo economico.
Per approfondire l’esperienza del Comune di Milano nel sito di Milano Smart City è possibile accedere alla descrizione delle diverse tappe del percorso deliberativo e di promozione della sharing economy http://www.milanosmartcity.org/joomla/sharing-economy
Per approfondire l’esperienza della città di Amsterdam vi segnalo la piattaforma sharenl, rappresentativa del percorso intrapreso, e l’articolo del corrierecomunicazioni.it che ha diffuso l'esperienza in Italia.
A proposito di Sharing Economy
Sulla tematica vorrei segnalare a tutti il sito web http://www.collaboriamo.org/ , ricco di molti spunti e contenuti interessanti, in particolare nella sezione “Risorse”.