La nuova Garanzia Giovani. Dove eravamo rimasti
La Commissione Europea finanzia un nuovo programma per sostenere l’occupazione giovanile – Bridge to Jobs - e lo fa sulla scorta di due dati di partenza: la specificità dell’impatto negativo che le conseguenze economiche della pandemia stanno avendo sull’inserimento nel sistema produttivo dei giovani e l’effetto trasformativo positivo che il programma Garanzia Giovani ha avuto a partire dal 2013 in molti Stati membri (https://eur-lex.europa.eu/legal-content/EN/TXT/?qid=1593689034771&uri=CO...)
Dall’inizio della crisi sanitaria, più di un giovane su sei ha smesso di lavorare, senza contare coloro che stanno provando ad entrare in settori che non assumono più e che tradizionalmente sono particolarmente accipienti per i giovani: turismo, ristorazione, commercio, intrattenimento. La pandemia, poi, ha avuto un enorme impatto sull'istruzione e sulla formazione professionale, con l'apprendistato ancora più gravemente colpito a causa del suo collegamento diretto con il posto di lavoro.
È probabile che le condizioni siano peggiori per i giovani di gruppi vulnerabili, poiché le crisi economiche tendono ad aumentare le disuguaglianze. Giovani donne, giovani con disabilità, giovani con background migratori, giovani appartenenti a minoranze etniche, giovani che vivono in aree rurali, remote o svantaggiate devono affrontare ulteriori ostacoli all'ingresso nel mercato del lavoro.
Per i giovani di molti Stati membri, inoltre, si tratta della seconda recessione economica della loro vita. Una persona che ha compiuto 18 anni al culmine della precedente crisi occupazionale ha ormai superato i 25 anni: da qui la decisione della Commissione Europea di estendere le azioni del nuovo programma fino al compimento dei 30 anni.
A fronte di questo contesto, nel mettere a disposizione nuove e consistenti risorse finanziarie, la Commissione Europea sottolinea la necessità di operazioni prioritarie che - sia pure apparentemente non particolarmente innovative - potrebbero essere ancora una volta un’opportunità per accelerare riforme nazionali strutturali. Si fa riferimento soprattutto alla capacità dei servizi pubblici per l'impiego di raggiungere un maggior numero di giovani e fornire un sostegno più individualizzato e integrato; alla necessità di ragionare in un’ottica anticipatoria per prevenire abbandono scolastico e rischio di inattività e disoccupazione; al sostegno ai partenariati con il sistema produttivo per programmi di mentoring, formazione e incubazione per giovani imprenditori; al potenziamento dell’apprendistato; al rafforzamento dei sistemi di istruzione e formazione concentrandosi su competenze digitali, verdi, imprenditoriali e capacità di gestione della carriera.
In sostanza i sistemi italiani scontano ancora – aldilà delle buone prassi e dei casi di eccellenza che pure ci sono stati - molte inadeguatezze in ambiti la cui evoluzione avrebbe dovuto già accompagnare la scorsa programmazione di Garanzia Giovani.
La rete di raccordo degli attori del mercato del lavoro, ad esempio, che avrebbe dovuto rendere accessibile agli utenti una filiera di servizi specialistici integrati, in molti casi si è limitata a sottoscrivere Protocolli ai quali difficilmente ha fatto seguito un’integrazione di strumenti di lavoro e di semantica che garantisse l’interoperabilità procedurale nello scambio di informazioni finalizzata a favorire una collaborazione.
L’analisi dei fabbisogni di professionalità e competenze del sistema produttivo, poi, utile per fornire elementi di progettazione ai sistemi formativi, non è riuscita ad imporsi ovunque come metodo, tanto che nuovamente la Commissione raccomanda di coinvolgere i datori di lavoro per avere da loro indicazioni anticipatorie sulle evoluzioni di un mercato del lavoro sempre più mutevole.
A questo si aggiungono, solo per indicare ulteriori esempi, l’erogazione di servizi personalizzati frenata anche da un approccio spesso solo burocratico al sistema di profilazione; o la scarsa attenzione alla possibile multicanalità di erogazione di servizi - anche tramite il web - che avrebbe potuto consentire, agli utenti più smart nell’utilizzo delle tecnologie, di fruire da remoto e in auto consultazione di servizi di orientamento e ricerca attiva consentendo così agli operatori dei SpI di concentrarsi sull’utenza più problematica.
Senza proseguire oltre con ciò che si sarebbe dovuto fare in passato – ma che qui viene citato perché continua ad essere obiettivo da raggiungere per rendere efficienti i sistemi di supporto all’inserimento lavorativo – una considerazione conclusiva sull’elemento di novità su cui la nuova Garanzia Giovani punterà in maniera decisa: la transizione digitale e ambientale come fattore di sviluppo sostenibile.
Nelle due tematiche è insita l’idea di futuro: la difesa dell’ambiente è stata, negli ultimi anni, palestra di impegno per i giovani; l’innovazione tecnologica ha, nei nativi digitali, l’utenza più naturale. Paradossalmente però, è molto probabile che, invece, i servizi della nuova Garanzia da erogare ai giovani saranno progettati quasi esclusivamente da chi giovane decisamente non è più e opera in strutture organizzate che sono ancora molto lontane dall’essere digitali e sostenibili. Difficile immaginare che, in questo contesto, si riuscirà ad incorporare la prospettiva del giovane utente e delle sue necessità.
Potrebbe venire in aiuto una sperimentazione che alcuni paesi europei stanno applicando per affrontare un mondo del lavoro in costante evoluzione e la cui crescente complessità richiede approcci più collaborativi. E’ la co-creazione di servizi con gli utenti – persone in cerca di occupazione e datori di lavoro coinvolti in qualità di esperti delle proprie esperienze – che in questo processo di ideazione di nuovi servizi o revisione degli strumenti esistenti non sono più visti come passivi destinatari dei servizi ma diventano parte attiva del processo di innovazione, come preziosa fonte di informazioni e come partners interessati all’obiettivo di avere servizi efficaci.
Coinvolgere in un processo di co-costruzione target di giovani utenti, di datori di lavoro e di operatori dei Centri per l'Impiego e della rete del mercato del lavoro, supportati da professionisti metodologi della facilitazione che intervengano tecnicamente per raccogliere sollecitazioni e trasformarle in strumenti operativi – ora che i tempi ancora lo consentono – potrebbe contribuire a rendere la nuova Garanzia Giovani un programma utile anche per le generazioni precedenti e per quelle riforme nazionali strutturali che vedono in ogni nuovo finanziamento la possibilità di affermarsi.
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